giovedì 31 luglio 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISAI lettori scrivono:


L'unica cosa da dare agli africani è una marea di preservativi o castrarli alla nascita. 

Cosa serve fare tanti bambini se non hanno nulla da dare sfamarli è una cosa assurda

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La mortalità infantile in quei paesi è molto alta( a causa di carestie, malattie e guerre) solo i più forti sopravvivono!
Dovranno a loro volta garantire la sopravvivenza dei genitori quando non saranno più in grado di procurarsi il cibo!

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Bisogna riflettere ed agire.

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 Continua a riflettere allora.

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Un lettore scrive:


Capire come funziona l’economia e chi sono gli uomini che hanno pensato l’economia del mondo ci permetterà di capire perché oggi le cose vanno in questa maniera disastrosa.
Dunque iniziamo!
Adam Smith
Smith cosa disse?
Questo: egli riteneva che, per incrementare la ricchezza del Paese, fosse necessario liberare le forze che guidano i mercati, e in primo luogo consentire il pieno esplicarsi della libera iniziativa economica.
Detto in altre parole: il governo deve togliersi dall’economia, deve lasciare in pace gli imprenditori e i cittadini, cioè il Mercato.
Ma attenzione, perché è qui che c’è la confusione con l’economia di oggi.
Smith voleva solo dire che siccome il governo di allora, cioè i Re, i nobili, i Papi, ecc., era una cosa talmente parassitaria che era meglio che si levassero di torno, e che i borghesi del Mercato erano preferibili ad essi.
Smith quando parlava che per rendere massimo il benessere della nazione si doveva eliminare ogni restrizione all’operare della libera concorrenza, e quindi che il governo non doveva interferire, non intendeva il governo democratico di oggi.
Ma gli economisti attuali, che prendono il nome di Neoliberisti, hanno spacciato a tutti che Smith odiava i governi come i nostri, li voleva senza potere, e amava il Libero Mercato.
Ma questo non è vero.
Per Smith il capitalismo del Libero Mercato era accettabile solo perché era un male minore rispetto ai tiranni dell’epoca.
Adam Smith infatti non ammirava affatto il capitalismo del Libero Mercato, e infatti una delle sue citazioni più famose è questa: «Raramente i capitalisti si riuniscano se non per cospirare contro i lavoratori e il Mercato».
Smith ha elaborato la famosa similitudine della Mano Invisibile. 

Questo è stato spiegato che in un sistema di libero mercato, perseguendo il proprio egoistico interesse, i singoli individui potranno realizzare anche il massimo benessere collettivo. 


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Capire come funziona l’economia e chi sono gli uomini che hanno pensato l’economia del mondo ci permetterà di capire perché oggi le cose vanno in questa maniera disastrosa.
Dunque iniziamo!Adam SmithL’economia, così come la conosciamo, è relativamente giovane. 

Fino al 1700 l’economia era molto semplice. I Re, i nobili, i Papi, avevano tutto, il resto aveva niente. Poi intervenne un cambiamento straordinario: la tecnologia. 

Successe che grazie alle nuove conoscenze, ai nuovi mezzi meccanici, ecc., crebbe fra le masse una borghesia, cioè gente senza potere politico ma che stava facendo soldi con i commerci. I Re, i nobili, i Papi, ecc. cosa fecero? Li fecero lavorare senza dar loro troppi fastidi, ma li tassavano. 

Però li spremevano troppo, così i borghesi si arrabbiarono perché veramente la situazione era diventata intollerabile. È così che è scoppiata la rivoluzione francese nel 1789.Ed è in questo contesto che spunta il primo economista cosiddetto moderno, cioè Adam Smith (1723-1790), che poi non era veramente un economista, ma più che altro un filosofo morale, autore della celebre operaIndagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, pubblicata nel 1776. Un trattato fondamentale, destinato a rimanere per decenni il testo di riferimento della nascente economia politica. Siamo a fine ‘700. Ma attenzione a una cosa. Dobbiamo sapere che di questo Smith, uno scozzese, oggi si dicono molte fandonie, perché certi economisti attuali l’hanno preso a modello per una teoria del tutto diversa da quella del vero Adam Smith.

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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Un lettore scrive:


Capire come funziona l’economia e chi sono gli uomini che hanno pensato l’economia del mondo ci permetterà di capire perché oggi le cose vanno in questa maniera disastrosa. Ci permetterà di capire i motivi della crisi economica e soprattutto perché l’economia è alla base della visione apocalittica della bestia che sale dalla terra, la quale faceva si che: "…nessuno potesse comprare o vendere se non chi avesse il marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome" (Apoc.13:17). C’è un chiaro riferimento economico in tutto questo.So che per molti di voi questo sarà un argomento completamente nuovo e per certi versi difficile, ma vi chiedo di seguirlo con attenzione, perché chi detiene il potere ha interesse che il popolo rimanga nell’ignoranza, e onestamente la maggioranza della popolazione conosce ben poco come funzionano i meccanismi economici, finanziari e monetari. Pertanto ho deciso di rispolverare i miei studi di Economia Politica per far conoscere come essa funziona e quali sono i diabolici ingranaggi in cui ci troviamo; «…ma il popolo di quelli che conoscono il loro Dio mostrerà fermezza e agirà» (Dan.11:32).«Nulla al mondo è più pericoloso di un'ignoranza sincera e una stupidità coscienziosa» (Martin Luther King).«Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza» (Dante Alighieri).



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MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISAUn lettore scrive:



La situazione economica della chiesa Gerusalemme è dunque simile a quella che è riportata nel Manuale di Disciplina 6:17-23 e specialmente nell’ostracon.
Tutto ciò è molto significativo per la storicità di Atti e del Vangelo di Luca, la prima parte del libro (Luca-Atti) scritto da Luca.
È plausibile che quando Barnaba e Anania e Saffira hanno fatto i loro doni alla comunità di Gerusalemme, essi abbiano dovuto firmare un documento legale simile all’atto di donazione di Honi recentemente scoperto a Qumran.
1. L’ostracon è stato scoperto nell’inverno del 1996 da una spedizione archeologica diretta dal Prof. James F. Fare che ha fatto degli scavi nel sito centrale della comunità Essena di Qumran, alla base della parte esterna del muro perimetrale est. 

L’ostracon è del tardo periodo Erodiano (20-68 E.V.).
2. Annotazioni sul Nuovo Testamento, pubblicato in tre volumi tra il 1641 e il 1650.
3. David Flusser, Judaism and the Origins of Christianity, pp. 150-168.
4. 1QS 6:18: uvimle'at lo shanah vetoch hayahad (e quando egli ha completato un anno nella Yahad...).
5. 1QS 6:19-20: el yad ha'ish hamevaker al melechet harabim ([la sua ricchezza sarà trasferita] all’Economo della Comunità).
6. 1QS 6:20-21: ad mele'at lo shanah shenit betoch anshe hayaHad (prima del suo completamento di un secondo anno tra gli uomini della Yahad); uvimle'at lo hashanah hashenit (e quando egli ha completato il secondo anno).
7. 1QS 6:21-23.
8. Per una discussione dei problemi topografici relativi all’identificazione di Holon, vedi Cross e Eshel, «Ostraca from Khirbet Qumrân».
9. Vedi nota 5.
10. vechimloto layaHad. Questo corrisponde all’inizio di 1QS 6:18 (vedi nota 4)! In questo passo, lo stesso verbo ricorre non meno di tre volte (linee 17,18,21).
11. Hisday di Holon era sicuramente uno schiavo non-Giudeo.

mercoledì 30 luglio 2014

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Un lettore scrive:


Significato della nuova scoperta
I rotoli di Qumran, e ora, il recente ostracon dato alla luce, sono in grado di chiarire quello che si legge in Atti 2-5. I credenti «avevano ogni cosa in comune; e vendevano le possessioni e i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (Atti 2:44,45).
Una delle figure centrali della comunità di Gerusalemme era un Levita di Cipro di nome Giuseppe, che gli apostoli hanno soprannominato Barnaba.
Questi era lo stesso Barnaba che più tardi divenne compagno di viaggio di Paolo. 

Barnaba «avendo un campo, lo vendé e portò i danari e li mise ai piedi degli apostoli» (Atti 4:37).
Era cosa comune nella prima chiesa di Gerusalemme che «tutti coloro che possedevan poderi o case li vendevano, portavano il prezzo delle cose vendute, e lo mettevano ai piedi degli apostoli; poi, era distribuito a ciascuno, secondo il bisogno» (Atti 4:34,35).
In Atti 5:1-10 viene raccontata una storia tragica: Anania e sua moglie Saffira sono morti dopo che hanno finto di dare alla comunità l’intero prezzo di vendita di un loro podere.


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Un lettore scrive:


Honi, Hisday e l’Economo
L’ostracon di Qumran è stato scritto a Gerico e contiene la dichiarazione di un certo Honi che accorda alla setta (la Yahad) come dono, «da questo giorno e in perpetuo», le sue proprietà di Holon,8 che comprendevano una casa, alberi di fico, ulivi e uno schiavo di nome Hisday. 

Il beneficiario delle proprietà di Honi era un certo Eleazar figlio di Nahamani, probabilmente l’Economo della Comunità di Qumran.9
L’ostracon, quindi, sembra essere niente di meno che l’atto di donazione di un novizio Esseno alla fine del primo anno del suo noviziato (vedi Manuale di Disciplina 6:18-21).
Era alla fine di questo primo anno che le proprietà del principiante venivano consegnate all’Economo della Comunità.
Le proprietà di Honi sarebbero state definitivamente incorporate nella comunità, solo alla fine del suo secondo anno del periodo di prova.
Questo lo si deduce nella linea 8 dell’ostracon.
Le due parole di questa linea dovrebbero essere tradotte: «E quando egli ha completato [il suo primo anno come principiante] della comunità...».
Il resto dell’ostracon è molto frammentario; tuttavia, sembra che l’ostracon contenga la dichiarazione di Honi che egli trasferisce con atto legale i suoi possessi, cioè, la casa, il terreno circostante e lo schiavo alla comunità Essena di Qumran.
Alla fine del secondo anno di noviziato, con l’accettazione definitiva come membro della setta, le proprietà di Honi sarebbero state vendute e il ricavato messo nel tesoro della comunità; è difficile immaginare che gli Esseni continuavano a mantenere dei terreni al di fuori del loro posto, e nella comunità di Qumran la schiavitù era proibita.11


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Un lettore scrive:


Gesù ha criticato gli Esseni per il loro isolazionismo e ha messo in guardia i suoi seguaci contro tale comportamento.
Egli ha detto: «i figliuoli di questo secolo, sono più avveduti, nella loro generazione, che i figliuoli della luce [un riferimento agli Esseni].
Io altresì vi dico: Fatevi degli amici delle ricchezze ingiuste [cioè, le ricchezze degli estranei]» (Luca 16:8,9 – Diodati).
Secondo Gesù i figli di questo mondo erano più saggi degli Esseni perché avevano mantenuto il contatto economico con gli altri.
La comunione dei beni, quindi, non era un’idea che è entrata nella chiesa primitiva sotto l’influenza di Giovanni o sotto l’insegnamento di Gesù, ma possiamo supporre che si sia sviluppata per l’influenza degli Esseni che si sono uniti al nuovo movimento.
I Rotoli del Mar Morto confermano quello che già sapevamo da Giuseppe (Guerra 2:122), che quando un uomo diventava membro della setta doveva donare i suoi beni all’ordine.
Secondo il Manuale di Disciplina degli Esseni (1QS 6:14-23), durante i primi due anni, i possessi del principiante non venivano messi insieme a quelli della comunità.
Dopo avere completato il primo anno del suo noviziato,4 i beni del novizio venivano dati all’Economo della Comunità;5comunque, venivano ancora tenuti separati dai beni della comunità.
Solo dopo aver completato il secondo anno del suo periodo di prova6 il novizio veniva accettato come membro a tutti gli effetti e i suoi beni venivano messi insieme a quelli della setta.7


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Un lettore scrive:




Influenza dei credenti Esseni
La partecipazione comune dei beni nella chiesa di Gerusalemme era storicamente uno sviluppo nuovo.
Né Giovanni Battista né Gesù hanno chiesto ai loro discepoli di trasferire le proprietà private alla comunità.3
Le loro istruzioni riguardo i beni personali erano molto diverse da quelle degli Esseni. Gli Esseni praticavano il separatismo economico e riducevano al minimo i contatti economici con gli estranei.
Giovanni Battista e Gesù, invece, hanno cercato di avere contatti molto aperti con tutti; hanno avvertito i loro discepoli di non isolarsi economicamente dagli altri.
Giovanni ha ordinato ai suoi discepoli di condividere i propri beni con gli altri.
Quando la gente gli ha chiesto: «che dobbiam fare?» (Luca 3:10), Giovanni ha risposto: «Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Far parte dei propri beni a qualcun altro aveva un significato diverso nel contesto del messaggio di Giovanni.
Non significava, come a Qumran, donare i propri beni al gruppo e fare una vita in comune, piuttosto significava condividere le proprie ricchezze con i bisognosi.
Questo era la negazione del comunismo economico degli Esseni.


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Un lettore scrive:


E la moltitudine di coloro che avevano creduto, era d’un solo cuore e di un’anima sola; né v’era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era comune tra loro…
Poiché non v’era alcun bisognoso fra loro; perché tutti coloro che possedevano poderi o case li vendevano, portavano il prezzo delle cose vendute, e lo mettevano ai piedi degli apostoli; poi, era distribuito a ciascuno, secondo il bisogno (Atti 4:32,34,35).
Un ostracon recentemente scoperto sul sito Esseno di Qumran è di primaria importanza per comprendere lo sviluppo della chiesa primitiva di Gerusalemme.1
 Il teologo olandese Hugo Grotius (1583-1645) aveva già osservato nel suo commentario al Nuovo Testamento2 la somiglianza tra la descrizione neotestamentaria della comunione dei beni della chiesa di Gerusalemme (Atti 2:44,45) e la descrizione di Giuseppe della comunione dei beni degli Esseni (Guerra2:122-123).
Nel suo commento di Atti 2:44, Grotius ha messo insieme tutto il materiale degli autori antichi pertinenti a questo argomento.
Gli episodi riguardo Barnaba (Atti 4:36,37) e Anania e Saffira (Atti 5:1-11) sono anch’essi illuminati dal coccio appena scoperto a Qumran.

martedì 29 luglio 2014

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Un lettore scrive:

 
Gli Esseni - loro stile di vita

Appena pubblicata, l’iscrizione su un coccio scoperto a Qumran ci mostra un parallelo sorprendente di una pratica della prima comunità dei seguaci di Gesù.
Secondo il Libro di Atti, i membri della chiesa primitiva hanno venduto i loro beni e hanno distribuito il ricavato secondo le necessità di ciascuno.
Le loro ricchezze [gli Esseni] essi disprezzavano, e la loro comunione di beni è veramente ammirevole; non troverete tra di loro chi si distingue per opulenza.
Essi hanno una legge che i nuovi membri ammessi alla setta conferiscano le loro proprietà all’ordine, con il risultato che non vedrete da nessuna parte la povertà, o povertà degradante o ricchezza sregolata; i beni di ognuno vengono messi insieme agli altri e tutti, come fratelli, godono di un unico patrimonio (Giuseppe Flavio, Guerra 2:122-123


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Un lettore scrive:
 
Stretta osservanza

La «guerra finale» per gli Esseni è arrivata nel 66 d.C. quando la setta si è unita alla rivolta giudaica contro il giogo romano, pensando che questa fosse la battaglia apocalittica che avevano aspettato a lungo.
Nella primavera del 68, il comandante romano Vespasiano marciò con la sua Decima Legione nella Valle del Giordano e poco dopo la comunità Essena venne distrutta e i suoi membri quasi tutti uccisi.
Alcuni Esseni riuscirono a fuggire a Masada dove combatterono a fianco degli Zeloti fino a quando la fortezza non cadde cinque anni dopo.
L’arrivo dei romani a Qumran deve essere stata una sorpresa, poiché gli Esseni hanno avuto poco tempo per portare via la loro preziosa biblioteca e l’hanno dovuta nasconder nelle grotte vicine.
Se la comunità fosse sopravvissuta, probabilmente i loro manoscritti avrebbero incontrato lo stesso destino di altri manoscritti ebraici, di cui esistono solo delle traduzioni greche o latine.
La tragedia degli Esseni di quasi duemila anni fa, ci ha ironicamente provvisto di un tesoro di documenti antichi che ci permettono di dare uno sguardo affascinante sul complesso mondo del giudaismo dell’epoca in cui visse Gesù.
Shalom
Argentino Quintavalle

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Un lettore scrive:


Esseni - Stretta osservanza_01
Gli Esseni conducevano un’aspra guerra di polemica contro i loro rivali, i Farisei.
La setta di Qumran deplorava quello che essi consideravano essere il lassismo dei Farisei, e parlano di loro come i «dispensatori di lisce interpretazioni» e denunciavano la loro partecipazione alla vita pubblica.
Gli Esseni erano noti per la loro stretta osservanza della Torah, in particolare dei comandamenti relativi a tutti gli aspetti della purezza rituale. 7
I membri della comunità facevano giornalmente uso del mikve (bagno d’immersione rituale), ed era risaputo che andavano in giro con una piccola pala per seppellire i loro escrementi.
Gli uomini di Qumran erano molto severi nel rispetto delle leggi riguardo il Sabato.
Filone, che ammirava gli Esseni, ha scritto che i membri della setta venivano rispettati per la loro integrità.
Egli ha scritto che la setta era motivata da tre ideali: l’amore di Dio, l’amore della virtù e l’amore dell’uomo.
Tale dedizione alla Torah era senza dubbio ispirata dalla teologia della comunità.
Gli Esseni credevano che essi fossero stati scelti per elezione Divina e che erano i soli ai quali Dio aveva conferito lo Spirito Santo.
Ogni uomo, secondo gli Esseni, era stato predestinato ad essere o un «figlio della luce» o un «figlio delle tenebre». Essi erano anche convinti che Dio controllava il destino degli uomini per mezzo delle stelle, e osservavano il cielo per conoscere la volontà di Dio.
Secondo Giuseppe essi credevano che tutto fosse stato predestinato da Dio.


lunedì 28 luglio 2014

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CONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISAUna lettrice scrive:





Il pane che buttate è dell’affamato; le vesti che mettete via sono dell’ignudo; e il denaro che sperperate nei vostri piaceri è redenzione e libertà del povero. Per capire certe affermazioni io credo che dobbiamo provare cosa significhi avere fame, avere freddo, avere sete e non poter dormire in un letto caldo e sotto ad un tetto. Beato l’uomo che ha cura del debole: nel giorno della sventura il Signore lo libera.Quest’affermazione che apre il salmo 41 è una sintesi del senso e del valore di quella che tradizionalmente si chiama la “carità”. 

Questa è da intendere bene: non è beneficenza che piove dall’alto, ma partecipazione all’amore gratuito e solidale con cui Dio ci ama, e soprattutto ama i poveri, gli infelici e gli ammalati, al punto da identificarsi con loro.Cerchiamo modelli da seguire, persone da imitare ma nessuno pensa a seguire ed imitare Gesù. Abbiamo tanto da dare se solo aprissimo il nostro cuore e la nostra generosità verso coloro che soffrono. Impariamo ad immedesimarci in coloro che soffrono per la solitudine e per l'indifferenza ( l'indifferenza uccide..ecc ) di quelli che pensano di essere ricchi, ma che in realtà sono molto poveri. Date e vi sarà dato...così ci consiglia il Signore e noi, in grande o piccolo siamo chiamati tutti a farlo...Dicendo di vivere come Dio vuole, santamente e mettendo in pratica la sua Parola che da vita e grazia,  concludo con questi versi bellissimi, che sono una promessa per noi:"Beato l’uomo che ha cura del debole:  nel giorno della sventura il Signore lo libera. Il Signore veglierà su di lui,  lo farà vivere beato sulla terra.

Luisa Lauretta.

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Un lettore scrive:


Stile di vita degli Esseni_03

Da antiche fonti come Giuseppe e Filone, è stato creduto fino a tempi recenti, che gli Esseni evitavano di sposarsi.
La scoperta dei Rotoli del Mar Morto ha presentato un’immagine molto più complicata riguardo il matrimonio.

 Ci sono prove che suggeriscono che alcuni a Qumran abbiano avuto famiglia ma, benché il matrimonio non fosse rifiutato in linea di principio, molti nella setta credevano che a motivo delle imminenti «doglie messianiche» non fosse il caso di mettere su famiglia.
Gli Esseni rifiutavano la legittimità del culto del Tempio. 

Essi ritenevano che i sacerdoti fossero ritualmente impuri e conducessero le persone fuori strada con i loro insegnamenti ingannevoli.
Come risultato essi non volevano avere niente a che fare con i sacrifici del Tempio di Gerusalemme.
La setta si considerava il “resto” del vero e puro sacerdozio.

Essi erano sempre in uno stato di buona disposizione spirituale e rituale, attendendo pazientemente il giorno in cui avrebbero ereditato il loro legittimo posto a Gerusalemme.
In quel giorno due Messia - un principe della casa di Davide e un sacerdote della linea di Aaronne – avrebbero guidato la comunità o i «figli della luce» contro i loro avversari, i «figli delle tenebre», nella battaglia finale per liberare il mondo dalle grinfie di Belial (Satana).
Gli Esseni si sono isolati dai loro compagni giudei in una maniera ancora più radicale.
Rigidamente contrari al calendario lunare, gli Esseni usavano un calendario solare e celebravano le feste bibliche in giorni diversi dal resto del popolo giudaico.

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Stile di vita degli Esseni_02

Rompere le regole della setta avrebbe portato ad una riduzione di cibo o anche alla scomunica.
Il peccato della conversazione futile, per esempio, comportava l’espulsione dalla comunità per tre mesi, mentre quelli che venivano sorpresi a mormorare contro i responsabili venivano espulsi per sempre dalla fratellanza.
La scomunica permanente poteva significare la morte dato che la maggioranza dei membri avevano giurato di osservare le leggi dietetiche della setta.
Piuttosto che rompere i loro voti a Dio e consumare quello che essi pensavano essere cibo impuro, alcuni Esseni destituiti si sono ridotti a mangiare le erbe dei campi.
Inutile dire che quelli che cercavano di sopravvivere in questa maniera, alla fine morivano per denutrizione.
Nonostante la natura comunitaria della società Essena, essa era lontana dall’uguaglianza.
Giuseppe parla di quattro gradi all’interno degli Esseni, e ogni membro veniva esaminato annualmente da uno speciale comitato, con promozioni e degradazioni stabilite con voto. 

Inoltre, essi erano divisi in tribù, migliaia, centinaia e decine come descritto nel libro dei Numeri.
Tutti i membri della setta venivano sorvegliati da ispettori che controllavano ogni aspetto della vita della comunità.
Un po’ come il vescovo della chiesa iniziale, l’ispettore forniva la guida religiosa e l’istruzione agli iniziati.
La direzione generale della setta veniva data da un consiglio di quindici uomini rappresentanti le dodici tribù d’Israele e le tre famiglie sacerdotali.


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Un lettore scrive:



Stile di vita degli Esseni_01

L'aspetto più sorprendente degli Esseni era il loro stile di vita comunitario.
Le loro regole sono state spiegate in dettaglio nel «Manuale di Disciplina», un documento trovato nelle grotte di Qumran nel 1947.
La comunità condivideva la comunione dei pasti, non c’era chi possedeva proprietà private ed avevano depositi in comune per cibo ed acqua.
L'ascetismo era visto come parte essenziale della santità, e mangiavano un cibo molto semplice.
Gli Esseni vivevano in tende e in grotte lungo le coste del Mar Morto, pregando e lavorando insieme in una casa comune.
La maggior parte dei membri lavoravano come coltivatori, altri erano pastori e vasai, ed altri scribi, con lo scopo di trasmettere le Scritture e gli scritti della setta.
Quando non lavoravano, gli Esseni indossavano dei vestiti bianchi di lino.
Gli Esseni non possedevano schiavi: «Non c’è alcun schiavo tra loro, tutti sono liberi, in quanto lavorano gli uni per gli altri» (Filone, Quod Omnis Probus Liber 79).
Molta importanza veniva data alla preghiera in comune e allo studio.

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Il primo Esseno citato per nome è Giuda l’Esseno (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica 1:78-80;Antichità 13:311-313), che visse al tempo di Aristobulo I (104-103 a.C.), il successore di Giovanni Ircano.
Secondo il Prof. Flusser, quest’uomo può essere stato il fondatore della setta, il «Maestro di Giustizia» menzionato negli scritti della setta.
Si pensa che egli sia stato un sacerdote venutosi a trovare in conflitto con uno dei re asmonei, probabilmente il re-sacerdote Alessandro Janneo (103-76 B.C.).
Il re, conosciuto nella letteratura Essena come il «Sacerdote Malvagio», ha evidentemente perseguitato la setta.
Per sfuggire alla persecuzione, il Maestro ha condotto i suoi seguaci, molti dei quali erano anch’essi dei sacerdoti, nel deserto dove ritenevano di poter rimanere puri in un’epoca di infedeltà religiosa, ed aspettare la venuta dell’età messianica.
La setta si considerava il vero Isr aele, e ha cercato di creare una società modello nel deserto, separata dall’«abitazione del malvagio».
Come Giovanni il Battista, gli Esseni erano consapevoli che la via del Signore doveva essere preparata nel deserto come predetto da Is.40:3.

domenica 27 luglio 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Un lettore scrive:



Il Nuovo Testamento è una delle migliori fonti d’informazione del periodo del Secondo Tempio, e uno dei gruppi più importanti dell’epoca era quello dei misteriosi e monastici Esseni.
È dunque particolarmente curioso che il Nuovo Testamento non li citi mai direttamente.
Questa mancanza è ancora più curiosa in considerazione del fatto che Giuseppe Flavio gli ha dato la stessa importanza dei Farisei e dei Sadducei.

Origine

Filone d’Alessandria ha stimato che la setta, composta da diversi rami, aveva soltanto quattromila membri.
La maggioranza viveva sulla costa occidentale del Mar Morto, lontano dai luoghi dove Gesù condusse la maggior parte del suo ministero, ma piccoli gruppi di Esseni erano sparsi anche in tutta la Galilea e la Giudea, come pure nella stessa Gerusalemme.

L’origine degli Esseni è un po’ un mistero. 

Sembra che essi siano sorti poco prima o poco dopo il regno dell’asmoneo Giovanni Ircano (135-104 a.C.). 

Insieme ai Farisei, essi possono essersi sviluppati dagli Hassidim, un partito di pii e saggi giudei che hanno resistito alle aspirazioni nazionaliste e che consideravano apostati i re asmonei.
È ancora più difficile determinare il nome della setta, ma molti studiosi concordano che il termine «Esseni» sia derivato dall’aramaico asyan, «guaritori».
Questo si può riferire a un tempo quando la setta praticava una forma di medicina utilizzando le erbe.
Nei suoi scritti la comunità di Qumran si riferiva a sé stessa come a una unità o allo stare insieme - hayaḥad.

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Argentino Quintavalle/35_bis.


5) Governo limitato
Il quinto assioma della teoria economica biblica è il pericolo dell'inefficienza del governo.
 La Bibbia mette in guardia più volte circa la natura malvagia del governo e della burocrazia.
L'avvertimento principale lo troviamo nel primo libro di Samuele quando gli Israeliti chiedono un re:
"E disse: Questo sarà il modo d'agire del re che regnerà su di voi. 

Egli prenderà i vostri figliuoli e li metterà sui suoi carri e fra i suoi cavalieri, e dovranno correre davanti al suo carro; se ne farà dei capitani di migliaia e dei capitani di cinquantine; li metterà ad arare i suoi campi, a mieter le sue biade, a fabbricare i suoi ordigni di guerra e gli attrezzi dei suoi carri. 

Prenderà le vostre figliuole per farsene delle profumiere, delle cuoche, delle fornaie.
Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori uliveti per darli ai suoi servitori.
Prenderà la decima delle vostre semente e delle vostre vigne per darla ai suoi eunuchi e ai suoi servitori.
Prenderà i vostri servi, le vostre serve, il fiore della vostra gioventù e i vostri asini per adoprarli nei suoi lavori.
Prenderà la decima dei vostri greggi, e voi sarete suoi schiavi.
E allora griderete per cagione del re che vi sarete scelto, ma in quel giorno l'Eterno non vi risponderà" (1Sam.8:11-18).
In parole povere, quando i governi hanno un ruolo importante nell'allocazione delle risorse nella società, la prospettiva che si rischia è quella di un maggior grado di oppressione al fine di soddisfare lo status quo di chi governa.
In questo caso l’oppressione economia è direttamente proporzionale alla mancanza di timor di Dio di chi governa.
Shalom
Argentino Quintavalle


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Argentino Quintavalle/35.



3) L'accumulo di ricchezza
Il terzo assioma della teoria economica biblica è che l'accumulo della ricchezza è una virtù, non un vizio.
L'uomo, che deve partecipare al processo creativo, non dovrebbe essere demotivato da una protezione inadeguata della proprietà privata, ed è benedetto quando il risultato del lavoro onesto risulta in ricchezza.
La Torah descrive in grande dettaglio le ricchezze dei patriarchi, Abrahamo, Isacco e Giacobbe.
La ricchezza, accumulata onestamente, è una benedizione di Dio.
4) Assistenza ai bisognosi
Il quarto assioma della teoria economica biblica è l'obbligo di provvedere ai bisognosi attraverso la beneficenza – la Tzedakah (letteralmente giustizia).
"Quando vi sarà in mezzo a te qualcuno dei tuoi fratelli che sia bisognoso in una delle tue città nel paese che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti dà, non indurirai il cuore tuo, e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso; anzi gli aprirai largamente la mano e gli presterai quanto gli abbisognerà per la necessità per la quale si trova" (Deut.15:7,8).
Il compito dell'uomo nel mondo non è solo quello di lavorare, creare, innovare, produrre ricchezza, ma anche di prendersi cura di chi è nel bisogno.


sabato 26 luglio 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
 

Nell’economia di servizio i diritti personali sono sostituiti dai doveri relativi alla regolazione della vita.
La scala dei valori serve a misurare il benessere degli altri piuttosto che il proprio piacere.
La persona deve essere creativa e deve cercare di realizzare in prima persona esperimenti su piccola scala.
Ciò è possibile se sentiamo come nostri i bisogni altrui più che i nostri, occorre avere il senso materno o paterno nella protezione degli indifesi e far propria l’intera famiglia umana.
Grazie a questo spirito di servizio possiamo trovare una soluzione ai mali di cui soffre la nostra società in momento particolare di crisi economica.
I nostri governanti dovrebbero provare sulla propria pelle le conseguenze dell’attuale crisi e privarsi dei privilegi .
L’ECONOMIA DELLA CONDIVISIONE DEVE VALERE ANCHE PER LORO ALTRIMENTI SIAMO IN PRESENZA DI UNA ECONOMIA PARASSITARIA CHE AGGREDISCE I PIU’ DEBOLI, IN VIOLAZIONE DEI PRINCIPI CRISTIANI.


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Argentino Quintavalle/34.


RIFLESSIONI: Quali sono le relazioni tra socialismo, capitalismo, ed economia biblica?
Ci sono almeno cinque assiomi di base della teoria economica biblica da cui molte implicazioni di politica economica possono essere dedotte.
1) Partecipazione al processo creativo
Il primo assioma della teoria economica biblica è che l’uomo è stato creato a immagine di Dio.
Nel giudaismo, questa affermazione viene interpretata nel senso che Dio è il creatore del mondo, e che l’uomo è un collaboratore di Dio.
In altre parole, tutto ciò che è stato creato durante i primi sei giorni necessita ancora di lavoro.
Dio ha dato all'uomo un mondo da curare, conservare, da lavorare, da far produrre, ecc.
Dio mette la terra e il grano, ma è l’uomo che fa il pane.
Il lavoro, l'attività creativa e l’innovazione sono le vie attraverso le quali l'immagine divina si esprime.
Privare l’umanità del lavoro significa degradare l’essere umano e privarlo della sua immagine divina.
2) Protezione della proprietà privata
Il secondo assioma della teoria economica biblica è che il diritto della proprietà privata è essenziale e deve essere protetto.
L'uomo potrà dominare il mondo materiale e portarvi innovazione solo se c’è la possibilità di appropriarsi dei frutti del proprio lavoro.
Per motivare l'uomo a compiere il comandamento di rendere soggetta la terra (Gen.1:28), il riconoscimento della proprietà privata è essenziale.
Due dei dieci comandamenti riguardano direttamente la tutela della proprietà privata: "non rubare" e "non desiderare alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".
Il divieto di rubare include anche le pratiche commerciali fatte con inganno, come l'uso di falsi pesi e misure.
La punizione per la violazione di questi comandamenti dimostra l'importanza data alla proprietà privata nella Bibbia.


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA



Rispondo alla domanda sui primi capitoli degli Atti degli apostoli. 
In questi capitoli si evidenzia l'amore  sincero che avevano i primi Cristiani riempiti dallo Spirito Santo.
Questi Cristiani condividevano ogni bene spirituale e materiale che avevano ricevuto dal Signore.
La loro ricchezza più grande era l'Amore di Dio ed essi desideravano condividerlo ad ogni persona che ancora non aveva conosciuto la salvezza per Grazia nel nome di Gesu'.
L'apostolo Paolo raccomandava ad ogni Cristiano di praticare il principio di uguaglianza
2 Corinzi 8:9-15
Praticare questo principio equivale a sconfiggere ogni forma di poverta' (spirituale e materiale) e creare benessere nella vita delle persone, nelle famiglie e nel mondo intero.
Signore, osservare la Tua Parola porta risveglio e benedizioni!
Dio ci aiuti ad osservare TUTTA la Sua Santa e benedetta Parola.
Pace e Dio continui a benedirTi Sebastiano!


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
CONCETTO DI DEMOCRAZIA NELL’ECONOMIA CONDIVISA.

Quando si parla di democrazia, la prima domanda è: che tipo di democrazia?
In questo caso dobbiamo parlare di democrazia nell’ambito dell’economia condivisa.
In generale, economia significa potere contrattuale e conflittualità, questo perché prevale l’egoismo e non l’altruismo.
Se vi è conflittualità ed egoismo l’economia condivisa non può aver luogo perché i contesti sono incompatibili.
Si può dedurre che dalla condivisione scaturisce la vera democrazia perché non c’è la violenza ed il diritto prevale sul potere, si garantisce il l’eguaglianza e la giustizia al più debole.
La democrazia non può esistere dove ci sono fame e miseria, lusso e privilegi; un chiaro indicatore dello sfruttamento del forte o prepotente sul debole indifeso.
IL PROGETTO DELL’ECONOMIA CONDVISA SORGE PER ELIMINARE QUESTO STATO DI COSE. 


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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Argentino Quintavalle/35.



3) L'accumulo di ricchezza
Il terzo assioma della teoria economica biblica è che l'accumulo della ricchezza è una virtù, non un vizio.
L'uomo, che deve partecipare al processo creativo, non dovrebbe essere demotivato da una protezione inadeguata della proprietà privata, ed è benedetto quando il risultato del lavoro onesto risulta in ricchezza.
La Torah descrive in grande dettaglio le ricchezze dei patriarchi, Abrahamo, Isacco e Giacobbe.
La ricchezza, accumulata onestamente, è una benedizione di Dio.
4) Assistenza ai bisognosi
Il quarto assioma della teoria economica biblica è l'obbligo di provvedere ai bisognosi attraverso la beneficenza – la Tzedakah (letteralmente giustizia). "Quando vi sarà in mezzo a te qualcuno dei tuoi fratelli che sia bisognoso in una delle tue città nel paese che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti dà, non indurirai il cuore tuo, e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso; anzi gli aprirai largamente la mano e gli presterai quanto gli abbisognerà per la necessità per la quale si trova" (Deut.15:7,8).
Il compito dell'uomo nel mondo non è solo quello di lavorare, creare, innovare, produrre ricchezza, ma anche di prendersi cura di chi è nel bisogno.
5) Governo limitato
Il quinto assioma della teoria economica biblica è il pericolo dell'inefficienza del governo.
 La Bibbia mette in guardia più volte circa la natura malvagia del governo e della burocrazia.
L'avvertimento principale lo troviamo nel primo libro di Samuele quando gli Israeliti chiedono un re:
"E disse: Questo sarà il modo d'agire del re che regnerà su di voi. 

Egli prenderà i vostri figliuoli e li metterà sui suoi carri e fra i suoi cavalieri, e dovranno correre davanti al suo carro; se ne farà dei capitani di migliaia e dei capitani di cinquantine; li metterà ad arare i suoi campi, a mieter le sue biade, a fabbricare i suoi ordigni di guerra e gli attrezzi dei suoi carri. 

Prenderà le vostre figliuole per farsene delle profumiere, delle cuoche, delle fornaie.
Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori uliveti per darli ai suoi servitori.
Prenderà la decima delle vostre semente e delle vostre vigne per darla ai suoi eunuchi e ai suoi servitori.
Prenderà i vostri servi, le vostre serve, il fiore della vostra gioventù e i vostri asini per adoprarli nei suoi lavori.
Prenderà la decima dei vostri greggi, e voi sarete suoi schiavi.
E allora griderete per cagione del re che vi sarete scelto, ma in quel giorno l'Eterno non vi risponderà" (1Sam.8:11-18).
In parole povere, quando i governi hanno un ruolo importante nell'allocazione delle risorse nella società, la prospettiva che si rischia è quella di un maggior grado di oppressione al fine di soddisfare lo status quo di chi governa.
In questo caso l’oppressione economia è direttamente proporzionale alla mancanza di timor di Dio di chi governa.
Shalom
Argentino Quintavalle


venerdì 25 luglio 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
ECONOMIA CONDIVISA – 3° STADIO
NELL’ECONOMIA DI CONDIVISIONE IL 3° STADIO RIGUARDA L’ECONOMIA DI SERVIZIO.



Nell’economia di servizio i diritti personali sono sostituiti dai doveri relativi alla regolazione della vita.
La scala dei valori serve a misurare il benessere degli altri piuttosto che il proprio piacere.
La persona deve essere creativa e deve cercare di realizzare in prima persona esperimenti su piccola scala.
Ciò è possibile se sentiamo come nostri i bisogni altrui più che i nostri, occorre avere il senso materno o paterno nella protezione degli indifesi e far propria l’intera famiglia umana.
Grazie a questo spirito di servizio possiamo trovare una soluzione ai mali di cui soffre la nostra società in momento particolare di crisi economica.
I nostri governanti dovrebbero provare sulla propria pelle le conseguenze dell’attuale crisi e privarsi dei privilegi .
L’ECONOMIA DELLA CONDIVISIONE DEVE VALERE ANCHE PER LORO ALTRIMENTI SIAMO IN PRESENZA DI UNA ECONOMIA PARASSITARIA CHE AGGREDISCE I PIU’ DEBOLI, IN VIOLAZIONE DEI PRINCIPI CRISTIANI.

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
ECONOMIA CONDIVISA – ECONOMIA GREGARIA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA




Quando si parla di economia si pensa all’accumulo delle risorse per fini personali ed individualisti; è difficile pensare diversamente quando l’egoismo lo si lascia imperare nel proprio cuore.
Un esempio dell’economia gregaria lo possiamo trovare nel regno animale, cioè nelle api che nella loro laboriosità collettiva operano per il bene comune.
L’economia gregaria nell’ambito familiare produce benessere per tutti i componenti e determina armonia fra fratelli e genitori, questo viene determinato quando ci si rifà a dei principi sani ed in particolare a quelli biblici.
I TIMOTEO 3:3-4. …non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi..
Tre termini vanno evidenziati: famiglia, governo e danaro.
Il nucleo fondamentale di un popolo è la famiglia; emerge chiaramente che in primis si deve saper governare la propria famiglia e poi pensare di governare la famiglia allargata, cioè la collettività.
E’ importante conoscere se quel tale governa bene la propria famiglia prima dare una delega per farlo governare a livello di vertice.
Un buon padre di famiglia pensa all’economia e come trovare le risorse per non far soffrire la moglie ed i figli.
La stessa cosa dovrebbero fare i nostri governanti; da quello che si può notare, invece, pensano ai propri interessi e non si preoccupano degli altri.
Questo è contro i principi biblici che sono alla base degli insegnamenti di Gesù ed a questi devono attenersi i credenti in Cristo.
Il contesto cristiano, generalmente, spesso dimentica il contenuto biblico, ma amano farsi chiamare cristiani.


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
 di Vendra Giuseppe:
 

Fuori tema.

GRATIS
“Sono sicuro che per i poveri il biglietto per il Cielo è gratis”. 

Così affermano moltissime persone, alcune delle quali anche molto religiose.
Se ciò fosse vero ci troveremmo di fronte ad un’ingiustizia tremenda quanto quella di credere che i ricchi possono andare in Cielo per le buone opere compiute con l’aiuto delle loro facoltose possibilità.
Se è ingiusto che i ricchi vadano in cielo per la loro ricchezza, è ugualmente ingiusto che i poveri ci vadano a motivo della loro povertà.
“Dio non ha riguardo alla qualità delle persone”, Atti 10:34; per Lui poveri, ricchi, istruiti, illetterati, giovani, anziani, sani, malati, neri e bianchi, gialli o rossi sono tutti uguali. 

Per tutti il Creatore ha mandato Cristo Gesù, il divino Salvatore che “diede sé stesso qual prezzo di riscatto per tutti”, 1 Timoteo 2:6, il cielo è gratis per tutti.
Gesù ama tutti, poveri e ricchi; quello che Egli non approva è un sentimento che può albergare nel cuore del povero come del ricco: “l'amore del danaro (che) è la radice di ogni sorta di mali”, 1 Timoteo 6:10.
In altre parole è da biasimare il ricco che non fa parte a chi ne ha bisogno dei suoi beni... ma è da biasimare anche il povero che brama di togliere al ricco i suoi beni per diventare anch’egli un facoltoso.
La salvezza di Dio è GRATIS ed è per tutti quelli che, riconoscendosi bisognosi di grazia e di perdono, vanno a Gesù e accettano il sacrificio da Lui compiuto alla croce. Dio ci offre la salvezza
GRATIS non perché non valga nulla ma perché non ha prezzo... o essa si riceve come il dono perfetto di Dio per chiunque crede in Cristo, oppure non c’è sofferenza o denaro capace di acquistarla!
È importante manifestare amore fraterno ai meno abbienti e ai poveri; le opere sociali compiute da tanti individui e le iniziative di tante associazioni benefiche hanno il loro valore, ma non si può affermare che i poveri, solo perché tali, hanno il diritto di entrare in cielo “automaticamente”, mentre tutti gli altri “debbono pagare” in varie forme e in varia misura l'ingresso eterno alla presenza di Dio; questo vorrebbe dire rinnegare il dono che Dio ha offerto universalmente a tutti gli uomini!
Sì, è GRATIS!
Non c’è modo di guadagnarsi il Cielo ma tutti possono entrarvi per mezzo di Cristo, Colui che ha affermato: “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, Giovanni 14:6.


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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Un lettore scrive:


Nella parabola dei talenti Gesù elogia i servi fedeli di un padrone che ha dato loro dei beni da far fruttare mentre condanna duramente il servo che non lo ha fatto.
Il quel caso Gesù elogia coloro che hanno migliorato la loro condizione di partenza e che pur potendo far leva sull'assenza prolungata del padrone non ne hanno tradito la fiducia.
Gesù, contrariamente a certa tradizione cristiana non solo non condanna la ricchezza ma nemmeno il lavoro che per molti secoli soprattutto in ambito cattolico è stato disprezzato perché considerato attività servile mentre la Riforma protestante ribalta il concetto ed infatti coloro che hanno accolto la Riforma non hanno cambiato religioni ma le loro menti ed i loro cuori facendo fare alle società di cui facevano parte dei progressi fino ad allora impensabili a cominciare dalla scolarizzazione necessaria perché ognuno doveva poter commentare liberamente la Bibbia.
Da qui nasce la mia idea di condivisione come arricchimento proprio perché presente nell'Evangelo.
Ognuno di noi è chiamato a migliorarsi per offrire il meglio di sé agli altri; dobbiamo essere individui migliori per poter dare agli altri quanto abbiamo di meglio perché le persone migliori danno vita a società migliori e libere mentre società fondate sul pauperismo e magari sull'ignoranza finiscono per diventare preda di dittatori che sfrutteranno sempre a loro vantaggio le condizioni di disagio delle persone lungi dal migliorarle.
Ma l'esempio più grande e supremo di condivisione ce lo danno proprio Dio stesso e Gesù: Dio offre Suo Figlio agli Uomini e Gesù porta sulla croce tutte le nostre colpe per tornare vincitore e con questo tracciare il sentiero che dovremmo percorrere.
Giampaolo Usai


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Un lettore scrive:
 

 Fuori tema 

Brignano è un grande!

 È il mio mito....ma ci tengo a dire una cosa che per me è importante.
La religione cattolica (come dice appunto Brignano) può dire quello che vuole...ma quando Dio, la Sua parola, la sacra Scrittura dice "l' uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne" (genesi 2:24) non dice "per procreare".
Dio ha inventato il sesso non solo per procreare...ma prima di tutto per la MASSIMA espressione,ripeto, MASSIMA espressione dell' UNITÀ in matrimonio.
Questa cosa è fantastica, meravigliosa...anzi di più! 

Come ogni cosa che Lui ha creato.
E perciò Lui ha creato il sesso e ci ha dato 1 sola regola per l' uso di esso: oosia che sia fatto nel matrimonio...e non fuori. 

Riguardo al "quante volte", al "come", alle "prestazioni"...non ci dice niente...l' unica regola è che sia fatto all' interno del matrimonio, ossia solo tra marito e moglie.
Questo non è per darci fastidio...ma per il nostro bene! 

Affinchè godiamo di una cosa così bella con il proprio partener e affinchè la.vita matrimoniale della coppia sia bella, meravigliosa, fantastica, piena di piaceri e soddisfazioni e soprattutto senza ansie...senza avere la coscienza sporca...senza problemi per quanto riguarda la fedeltà nel matrimonio...senza sentirsi traditi...
Scusate se forse non serviva questo commento...però ci tenevo a dirlo...per me è importante!

giovedì 24 luglio 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
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Un lettore scrive:


Molti pensano che la condivisione sia una mortificazione cioè perdere qualche cosa a vantaggio di qualcuno privandosene, non è così; nell'Evangelo si parla spesso di condivisione ma mai intesa come privazione ma al contrario come arricchimento: Gesù dice: "ama il prossimo tuo come te stesso" dando per scontato che ognuno ami almeno sé stesso ma la forma d'amore di cui parlava Gesù non era volta alle ricchezze materiali ma al miglioramento di ognuno.
Gesù è consapevole di vivere in un mondo in cui il benessere materiale conti più di tutto e per ciò la sua proposta è rivoluzionaria e non è nemmeno vero infatti che condanni la ricchezza, lui anzi condanna i ricchi del tempo perché vivono di rendita anche se certa tradizione cristiana sembra far dire a Gesù che la ricchezza sia da condannare in quanto tale.
Il denaro non può essere divinizzato e la famosa frase: "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" chiarisce definitivamente il concetto e cioè che il denaro debba essere un mezzo e non un fine e vada in ogni caso usato per fini propri. Nelle parabole si fa spesso riferimento al denaro: in quella del padrone della vigna che cerca degli operai a giornata e tanto ai primi arrivati che agli ultimi da la stessa paga e Gesù in quell'occasione parla anche di libertà perché fa dire al padrone: "forse che non posso disporre dei miei beni come meglio credo"  ed il padrone stesso ricorda ai lavoranti gli accordi presi con loro. 

Quell'uomo non si è privato di alcunché perché ha chiamato degli operai e li ha pagati secondo precisi accordi.
Giampaolo Usai

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Un lettore scrive:

 
Fuori tema - di Vendra Giuseppe

GRATIS
“Sono sicuro che per i poveri il biglietto per il Cielo è gratis”. 

Così affermano moltissime persone, alcune delle quali anche molto religiose.
Se ciò fosse vero ci troveremmo di fronte ad un’ingiustizia tremenda quanto quella di credere che i ricchi possono andare in Cielo per le buone opere compiute con l’aiuto delle loro facoltose possibilità.
Se è ingiusto che i ricchi vadano in cielo per la loro ricchezza, è ugualmente ingiusto che i poveri ci vadano a motivo della loro povertà.
“Dio non ha riguardo alla qualità delle persone”, Atti 10:34; per Lui poveri, ricchi, istruiti, illetterati, giovani, anziani, sani, malati, neri e bianchi, gialli o rossi sono tutti uguali.
Per tutti il Creatore ha mandato Cristo Gesù, il divino Salvatore che “diede sé stesso qual prezzo di riscatto per tutti”, 1 Timoteo 2:6, il cielo è gratis per tutti.
Gesù ama tutti, poveri e ricchi; quello che Egli non approva è un sentimento che può albergare nel cuore del povero come del ricco: “l'amore del danaro (che) è la radice di ogni sorta di mali”, 1 Timoteo 6:10.
In altre parole è da biasimare il ricco che non fa parte a chi ne ha bisogno dei suoi beni... ma è da biasimare anche il povero che brama di togliere al ricco i suoi beni per diventare anch’egli un facoltoso.
La salvezza di Dio è GRATIS ed è per tutti quelli che, riconoscendosi bisognosi di grazia e di perdono, vanno a Gesù e accettano il sacrificio da Lui compiuto alla croce.
Dio ci offre la salvezza
GRATIS non perché non valga nulla ma perché non ha prezzo... o essa si riceve come il dono perfetto di Dio per chiunque crede in Cristo, oppure non c’è sofferenza o denaro capace di acquistarla!
È importante manifestare amore fraterno ai meno abbienti e ai poveri; le opere sociali compiute da tanti individui e le iniziative di tante associazioni benefiche hanno il loro valore, ma non si può affermare che i poveri, solo perché tali, hanno il diritto di entrare in cielo “automaticamente”, mentre tutti gli altri “debbono pagare” in varie forme e in varia misura l'ingresso eterno alla presenza di Dio; questo vorrebbe dire rinnegare il dono che Dio ha offerto universalmente a tutti gli uomini!
Sì, è GRATIS!
Non c’è modo di guadagnarsi il Cielo ma tutti possono entrarvi per mezzo di Cristo, Colui che ha affermato: “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, Giovanni 14:6.

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Un lettore scrive:


Più che keynes, andrei a riscoprire il mercantilismo, quindi Adamo Smith.
In effetti pare che oggi la teoria del valore si fondi su quelle teorie, esempio pratico:
-  acquisto delle merci in un paese schiavista, ad esempio mutande, scarpe, magliette, defibrillatori, computer, portatili ecc....
-  li acquisto un tanto al quintale, pochi dollari al quintale.
- carico il tutto sopra una nave
- mentre la nave viaggia ricarico la merce di costi fasulli con qualche mail e qualche fax
- importo in un paese occidentale le merci così ricaricate di costi fasulli ad un prezzo unitario di molte volte superiore a quanto hanno percepito i costruttori o fabbricatori che siano..
-  vendo nel paese occidentale a prezzi  unitari carissimi stabiliti secondo ricerche di mercato sofisticate.
-  ad andare male mi ritrovo il tesoro nel paradiso fiscale.
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altro che teorie keynesiane, che del resto, lo sanno pure i gatti funzionano solo a posteriore e meno che mai per fare previsioni o programmazioni.
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e non ho mai capito cosa ci possa entrare la chiesa o qualsiasi altra religione con lo scambio..
la religione subentra come competenza con la formuletta del demonio,  c*i*t
tu cosa ci dici in merito alla c*i*t?

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Argentino Quintavalle/59.


Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!.
Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Te lo immagini se adesso venisse Gesù e ti facesse la stessa proposta?
Vendi la tua casa, la tua macchina, i tuoi gioielli, il tuo negozio...Come reagiresti?
Oggigiorno, Dio non chiede tutte queste dimostrazioni, ma desidera comunque che mettiamo in pratica la Sua Parola, e in questa si trova anche l'aiuto ai più bisognosi.
Il Signore Gesù non disprezza il buon uso dei beni economici, ne denuncia tuttavia l'idolatria come se lì si trovi ogni sicurezza e salvezza; ne dichiara la pericolosità per il fascino e l'affanno che comportano, e perché chiudono il cuore a realtà più alte e decisive: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".
Leggiamo oltre...Ci accorgiamo anche noi come ogni giorno cresca tra i giovani la violenza da benessere e come il consumismo porti all'indifferenza evangelica e alla perdita di ogni solidarietà.
Eppure facciamo fatica a crederci e, come i discepoli, rimaniamo stupefatti di questo giudizio così pesante di Gesù sulle ricchezze. 

Egli, ribadendo il concetto, rincara la dose: "Figlioli, com è difficile entrare nel Regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".
Tutti noi, ogni giorno costatiamo che benessere e  bene non combaciano affatto: più consumi non equivale a più felicità, o emancipazione a maturazione!
Il cuore dell'uomo ha bisogni più profondi, spirituali, ha destini più alti, in qualità e lunghezza: appunto la vita eterna.
Questo obiettivo sta al di là della nostra efficienza: è opera solo di Dio.
Richiede accoglienza, docilità, libertà dalle proprie cose e da sé. Questo è il senso della radice cristiana che Gesù esige.
Spero di aver messo dei carboni ardenti sulle teste di coloro che come quel ricco sono, forse, un pò troppo attaccati alle loro ricchezze.
Certo siamo salvati per grazia, questa è la verità, ma se Dio ti chiede tu devi dare, e questo apporterà una maggiore consapevolezza di aver fatto contento Gesù. DTBG