giovedì 10 luglio 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO

ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE

CONDIVISIONE BIBLICA

PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA

RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI 

DELL’ECONOMIA CONDIVISA


Una lettrice scrive:


È il chiaro insegnamento della stupenda Lettera agli Ebrei in cui l’umile condizione umana che comportò a Gesù l’esperienza della sofferenza è indicata come un grado più perfetto sia dell’angelicità, sia della stessa figliolanza divina.
«Quel Gesù, che fu fatto poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti… Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed aver sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova» (Eb 2,9 e 18).
«Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,8-9). La profanazione più presente nella carità cristiana: ergersi a coloro che danno amore, mentre ai poveri spetta la parte non onorifica di soltanto ricevere.
Spesso, nelle preghiere dei fedeli, si domanda la grazia dell’amore.
Tutte queste preghiere chiedono sempre la grazia che noi cristiani possiamo amare gli altri; è mancante invece l’altra domanda, quella che i cristiani possano beneficiare della grazia e dell’amore degli altri, forse dei poveri del mondo o dei non cristiani.
Nella mente umana predomina l’idea dell’amore come attivismo, di cui se stesso è il soggetto e gli altri l’oggetto.
Anche quando chiediamo all’altro di amarci, chiediamo che ci rivolga il suo protagonismo, le sue coccole, i suoi doni, le sue preferenze, il suo affetto.
Si tratta sempre di chiedere amore fra pari, come dire: ora tocca a te perché prima è toccato a me.
Chiediamo l’amore altrui di cui ci sentiamo degni e padroni. <<Par condicio>> anche nella legge dell’amore.
L’uomo fatica ad accedere a quell’amore in cui non c’è protagonismo alcuno, dove sia il dare amore come il riceverlo rimane atto gratuito, umile e semplice, che non alza la polvere del vanto.
Fatica perché entra nella via dell’amore dalla porta della sua realizzazione, a testa alta, da protagonista.

Così, amando, ne trae profitto; per lo meno quello di essere lui colui che occupa la parte di chi ama e non di chi riceve. 

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