MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE
SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE
PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Di Argentino Quintavalle/3.
Cosa disse Keynes?
Non è semplice riassumerlo in poche righe.
Comunque, dobbiamo sempre ricordare fin dai tempi di David Ricardo
(1700 – vedi Lezione 3) la divisione fondamentale
dell’economia è stata tra due convinzioni:
Convinzione 1 - (Ricardo e poi tutti i Neoclassici) – Prima si deve risparmiare, poi si potrà spendere/investire per
produrre e tornare a risparmiare.
Convinzione 2 - (Marx e i suoi seguaci) – Prima si deve spendere/investire, poi si potrà produrre e
risparmiare.
Ancora oggi è la stessa storia, ancora oggi i campi di guerra sono
questi.
Arriva dunque Keynes e dice: se prima non arrivano i soldi è
impossibile che chiunque possa risparmiare o produrre (Convinzione 2).
Se lo Stato non crea e non fa girare i soldi, se gli stipendi non
vengono spesi, le aziende non vendono, licenziano, l’economia va in una spirale
negativa, con sempre meno lavoro, sempre meno stipendi e così via.
Ma non solo. Keynes va oltre, e da grande studioso che era si
prende la briga di studiare tutta la teoria Neoclassica e di smontarla pezzo a
pezzo.
Proviamo a farla semplice.
Gli economisti neoclassici continuavano ad affermare che la “mano
invisibile” (vedi Lezione uno) è in grado di svolgere
efficacemente il proprio lavoro e che la libera concorrenza, alla fine, avrebbe
portato al pieno equilibrio tra risparmi e investimenti.
Tale affermazione, però, fu smentita dalla Grande depressione degli anni
Trenta, quando milioni di persone si trovarono senza lavoro e si assistette
a una caduta generalizzata di prezzi e salari.
Allo stesso tempo furono patetici i tentativi di attribuire la
crisi a fattori temporanei di breve durata o al livello eccessivamente rigido
dei salari degli operai.
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