mercoledì 2 luglio 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Una lettrice scrive:


La ricerca dei chiamati suppone un amore fraterno sempre crescente verso coloro che incontriamo. 

L’apostolo Paolo, modello di ogni evangelizzatore, scriveva: "Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari" (1 Ts 2,8).
Affetto non tanto di pedagogo, ma di padre e di madre (cf. 1 Ts 2,7.11; 1 Cor 4,15; Gal 4,19).
Un segno di amore, oltre al rispetto dell’altro, sarà lo sforzo di trasmettere a tutti non dubbi e incertezze ma certezze solide, ancorate alla parola di Dio.
Le persone che incontriamo hanno bisogno di queste certezze per la loro vita cristiana, ne hanno diritto in quanto sono figli di Dio che si abbandonano interamente alle esigenze del suo amore.
Ciascuno di noi lungo la sua storia, attraverso l’educazione e l’ambiente, viene a configurarsi un’immagine di Dio con dei tratti positivi e negativi.
Si tratta di un’immagine il più delle volte “inconscia” ma che  proprio per questo rischia di arrestare o di facilitare l’incontro con Dio.
Non bisogna avere paura di queste immagini, determinante invece è prenderne coscienza.
Senza scandalizzarsi se ci accorgiamo che esse sono forse ben lontane dal volto del Padre rivelatoci da Gesù.
Il Signore ci conosce nome per nome.
Di fronte a lui non siamo una massa.
Un nome con il quale Egli ci interpella, intesse un dialogo, una relazione sponsale, paterna, amicale. 

Quando chiama qualcuno lo fa sempre con il suo nome.
Invocare il suo nome santo è rispondere a questa chiamata, e questa invocazione può assumere tantissime sfaccettature:
- un chiamare in causa Dio di fronte al dramma della sofferenza umana: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34).
- un atto di abbandono e resa nelle sue mani: “Padre nelle tue mani affido il mio spirito” (Lc 23,46)
- un grido di aiuto: “Padre passi da me se possibile questo calice”.
Invocare il nome non è pretesa di piegare Dio: è lui il Signore, l’onnipotente, il creatore che chiama le stelle per nome (Is 40,26).
Alla luce di Ez.  36,20-38 è Dio che santifica il suo nome in mezzo alle nazioni nonostante il peccato di denigrazione del suo Nome.
Lui è fedele nonostante il nostro male.
Questo ravviva la nostra fiducia nella sua misericordia.
 E’ presente nel  cammino spirituale, Il suo nome  è santificato quando si annunziano le sue opere. 

Annunzierò le tue meraviglie o Signore...
Il regno è testimoniato dalla nostra vita.
Esso si manifesta tramite le nostre azioni, il saper porre cioè germi del regno lungo i solchi della nostra storia che è quella di tutta l’umanità.


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