lunedì 29 settembre 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO


ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE - CONDIVISIONE BIBLICA


PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA


RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA


Di Argentino Quintavalle:



Continuiamo con Keynes, anche se non è facile semplificare l’opera di questo grande economista.
Keynes si pone un problema, cioè: cosa fa girare bene l’economia?
Un’economia gira bene se c’è domanda, osserva. 

Allora cosa crea la domanda?
Cosa crea le condizioni perché ci sia richiesta (domanda) di beni e servizi e quindi produzione?

 Poiché se c’è questa domanda ci saranno posti di lavoro, investimenti, redditi, e prosperità.
Keynes qui afferma una cosa drastica e verissima: uno investe solo se è ottimista sul futuro dell’economia.
Infatti l’investimento non dipende, come i consumi, dal reddito.
Dipende dalle aspettative che un investitore ha di farci un ricavo.
Magari l’investitore ha anche un bel gruzzolo, ma è inutile, se non è ottimista sulle prospettive dell’economia non investirà, conclude Keynes.
Addirittura, se invece c’è ottimismo sull’economia gli investitori investiranno anche se non hanno soldi (prestiti).

sabato 27 settembre 2014

’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO

ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE - CONDIVISIONE BIBLICA

PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA

RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA

Di Marco ferretti + 2




Oramai li non c'è più niente da condividere se non una cassa da morto.

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Non sono d'accordo.

Dobbiamo aprire gli occhi dell'anima e del cuore.

Dobbiamo rispolverare il vangelo.

I cristiani non sono chiamati a chiudere gli occhi, vedi la parabola del Buon Samaritano.

E' anche scritto:"ama il prossimo tuo come te stesso"

Occorre una rivoluzione culturale nel mondo cristiano, occorre mettere i pratica gli insegnamenti di Gesù.

La prima comunità cristiana condivideva e fra di loro non vi era alcun bisognoso.

La condivisione scaturisce dall'amore per il prossimo, alle volte di fa confusione tra la carità e la condivisione.

Quella persona ha molto da dare, ma questa sua potenzialità non viene valorizzata perché l'egoismo impera nel mondo.

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Giuseppe Santacroce

Affinche non estimiamo altri superiori a noi, l'egoismo avrà sempre una grande parte nella vita dei credenti.

Grazie fratello per il post (Dove è il tuo cuore è il tuo Tesoro), molti sono morti spiritualmente, 

Giacomo 2:14, ciao.

-------------------- 

Dobbiamo passare dalla teologia astratta a quella pratica. 

Nella parabola del Buon Samaritano Gesù ha voluto dire che l'agire vale più delle parole.

Ha voluto dire anche come si debba esternare l'amore fraterno nella vita di tutti i giorni tanto che ha detto all'interlocutore "vai e fai il simigliante"

Quindi è stato invitato a fare come il Samaritano che non esitò di agire davanti al bisogno del mal capitato.

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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA

Di Marco ferretti + 1



Oramai li non c'è più niente da condividere se non una cassa da morto.

-------------------------------------

Non sono d'accordo.

Dobbiamo aprire gli occhi dell'anima e del cuore.Dobbiamo rispolverare il vangelo.

I cristiani sono chiamati a chiudere gli occhi, vedi la parabola del Buon Samaritano.

E' anche scritto:"ama il prossimo tuo come te stesso".

Occorre una rivoluzione culturale nel mondo cristiano, occorre mettere i pratica gli insegnamenti di Gesù.

La prima comunità cristiana condivideva e fra di loro non vi era alcun bisognoso.

La condivisione scaturisce dall'amore per il prossimo, alle volte di fa confusione tra la carità e la condivisione.

Quella persona ha molto da dare, ma questa sua potenzialità non viene valorizzata perché l'egoismo impera nel mondo.


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Di Argentino Quintavalle +1:



La CECA fu il primo passo concreto verso l’unificazione politica, il primo mattone della costruzione dell’impero, e questo impero è una sorta di società a responsabilità limitata, la ONE World Company. Con la firma del Trattato di Roma del 1957, che spianò la strada alla Comunità Economica Europea, si fece un ulteriore passo verso una futura società mondiale a responsabilità limitata."L’aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non arrivate a discernerli?"-------------------------Ciao,ho visitato il blog...condivido praticamente tutto.In estrema sintesi posso dirti che superare gli individualismi sarebbe l`unica via per egualmente distribuire le ricchezze e superare ogni crisi.È un progetto bellissimo e naturalmente aderente ai principi cristiani.Ma penso che sia tutto un po`utopistico......finché sui principi insegnati da Gesù prevarranno l`egoismo, la prevaricazione e la sete morbosa di AVERE, più che di ESSERE. 

venerdì 26 settembre 2014

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PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA


RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA


Di Argentino Quintavalle:
 


Allo scopo di avere la certezza che non nascessero problemi nel movimento operaio, i servizi di intelligence, la CIA e il Dipartimento di Stato, insieme con l’Istituto Tavistock, riunirono diversi importanti sindacalisti per mettere in pratica il piano di Rockefeller e rimodellare e assumere il controllo di varie sezioni del movimento europeo» (Peter Cuskie, The Shaping of the Anglo-American SS by War, p. 28).Questi sindacalisti furono reclutati soprattutto nella National Labour Relations Board, una filiale corporativistica di Rockefeller, diretta dal suo fedele tirapiedi Arthur Goldberg:«Goldberg lavorava con i socialdemocratici nel movimento operaio europeo. Incanalava fondi dell’OSS (precursore della CIA) verso l’ala socialdemocratica della clandestina federazione francese del lavoro, preparando intese che aiutassero l’intelligence statunitense ad assumere il controllo del movimento operaio francese dopo la guerra» (Peter Cuskie, The Shaping of the Anglo-American SS by War, p. 73).Dall’altro lato, il movimento per creare una Europa unita faceva parte di un piano più ampio per stabilire un governo mondiale. Il congresso dell’Aia, tenutosi nel maggio del 1948, chiese una Europa unita e adottò sette risoluzioni relative ad aspetti dell’unione politica. La n. 7 affermava:«La creazione di una Europa unita va vista come un passo essenziale verso la creazione di un mondo unito […] Il Piano Marshall, oltre ad aiutare l’Europa a rialzarsi, portò poi al Piano Schuman del 1950, quando il Ministro degli Esteri francese Robert Schuman propose che tutta la produzione di carbone e acciaio, tanto della Francia quanto della Germania, fosse posta sotto il controllo di un unico organismo sovranazionale» (Abolishing our nation – step by step, 6/9/2004);piano che, a sua volta, diede luogo alla Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio (CECA), poi all’EURATOM (Commissione Europea per l’Energia Atomica) e infine al Mercato Comune.

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Di Argentino Quintavalle: 

                                                                                                                                                               Da un lato, le origini del Piano Marshall si possono far risalire ai network di formazione politica ruotanti intorno alla cerchia di Rockefeller, nel 1942:«Tra le figure chiave di Rockefeller troviamo Paul Hoffman, presidente di Studebaker Company. Hoffman era il principale economista del Committee for Economic Development, una delle organizzazioni controllare da Rockefeller. Il CED ideò parte dell’essenziale lavoro, che avrebbe portato al saccheggio dell’Europa attraverso il Piano Marshall. Prima che iniziasse questa vera e propria scalata, nel 1947, fu attuato un tormentoso ammorbidimento psicologico contro la classe operaia europea, ridotta quasi alla fame. In Germania, il consumo quotidiano di calorie pro-capite scese a 1300; inoltre, il governo militare degli Stati Uniti, che occupava la zona americana, interruppe la distribuzione di combustibile per il riscaldamento delle case, deviando il carbone affinché non giungesse in Germania. Iniziò una sistematica campagna di terrore: gli "squadroni della morte", addestrati con le tecniche di Rees, percorrevano la Germania assassinando la gente […]. Parte della stessa operazione era la procedura di selezione gestita dagli psicologi di Rees, per scegliere i più leali e fedeli al credo del Tavistock come futuri governanti dell’Europa. Resi disperati gli operai, privati di crediti i capitalisti e scelti già i governanti, venne messa in moto la macchina di ricostruzione, ossia di vero e proprio saccheggio, del Piano Marshall. 

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Di Argentino Quintavalle:




Kai Bird descrisse gli aspetti occulti del Piano Marshall nel suo libro sui fratelli Bundy.
Nel 1949, «McGeorge Bundy, ex presidente della fondazione Ford, si fece carico di un progetto del Council on Foreign Relations (CFR), consistente nello studiare l’aiuto che ci si accingeva a portare all’Europa attraverso il Piano Marshall.
Del gruppo di studio di questo Consiglio facevano parte diverse eminenti figure delle alte sfere della politica estera: con il giovane Bundy lavoravano anche Allen Dulles (futuro direttore della CIA), Dwight Eisenhower (futuro presidente degli Stati Uniti), George Kennan (ideologo chiave della guerra fredda), Richard M. Bissel e Franklin A. Lindsay.
Dulles, Bissel e Lindsay non tardarono a trasformarsi in elementi di alto livello dell’appena formata Central Intelligence Agency … 

Le loro riunioni erano considerate a tal punto sensibili che ai membri del Consiglio non veniva distribuita l’abituale trascrizione non ufficiale.
E c’erano buone ragioni per tanta segretezza: i partecipanti erano a conoscenza del fatto, molto segreto, che il Piano Marshall aveva un lato occulto.
In particolare, la CIA attingeva ai duecento milioni di dollari all’anno di fondi paralleli in valuta locale, conferiti dai beneficiari dell’aiuto del Piano Marshall.
Queste somme di denaro, prive di documenti giustificativi, venivano utilizzate dalla CIA per finanziare le attività elettorali anticomuniste in Francia e in Italia e per sostenere giornalisti, leader sindacali e politici influenzabili».

giovedì 25 settembre 2014

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Di Argentino Quintavalle:



IL PIANO MARSHALL
Questo nome deriva dal discorso pronunciato il 5 giugno 1947 dall’ex generale e poi segretario degli Stati Uniti George Marshall, il quale propose una soluzione per alleviare la situazione economica e sociale in cui si trovavano gli europei dopo la seconda guerra mondiale: in virtù di questo programma, gli Stati Uniti avrebbero fornito degli aiuti umanitari per scongiurare la fame nelle più importanti zone di guerra, ricostituito il prima possibile le zone devastate e invitato i Paesi europei a prendere parte a un progetto cooperativo di ricostruzione economica.
Quello che generalmente si tende ad ammettere meno è che il "Piano" conteneva degli obblighi.
Gli Stati Uniti pretesero esplicitamente che si liberalizzasse il commercio e si incrementasse la produttività, in modo da garantire l’americanizzazione dell’Europa, di conseguenza, le élite politiche ed economiche si legarono ai loro omologhi statunitensi, affinché non avvenisse alcun cambiamento economico o politico significativo senza che gli Stati Uniti dessero la loro approvazione.

 Negli anni 1948-1951, periodo durante il quale il Piano Marshall rimase formalmente attivo, il Congresso si appropriò di 13.300 milioni di dollari, a titolo di aiuto umanitario per sedici Stati dell’Europa occidentale, che insieme formavano una popolazione di duecentosettanta milioni di persone.
Questo denaro fu utilizzato per accaparrarsi, a un prezzo estremamente economico, l’industria e la classe operaia europee.
«Questo esercizio di generosità internazionale senza precedenti, che Churchill definì "l’azione più sordida della storia", servì direttamente i fini economici delle imprese statunitensi di livello internazionale che l’avevano promosso» (Mike Peters, Bildenberg Group and the project of european unification)


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Di Argentino Quintavalle:



Scoperte scientifiche di enorme respiro, la cui circolazione avrebbe addirittura potuto modificare il corso del processo di globalizzazione e limitarne quantomeno le conseguenze più deleterie, sono state espressamente tenute nascoste perfino agli stessi economisti, mentre teorie basate su ipotesi dimostrate false per via matematica sono state diffuse non solo tra i professionisti dell'economia, ma a tutti i livelli, grazie all'azione massiccia dei media.
È ormai evidente che le teorie della cosiddetta scuola di Chicago erano funzionali agli interessi di chi voleva mettere in atto il processo di globalizzazione che stiamo vivendo oggi, pur trattandosi a tutti gli effetti di un insieme di conoscenze false e infondate.

mercoledì 24 settembre 2014

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Di Argentino Quintavalle: 

Mettendo insieme gli insegnamenti di Nash, Lipsey e Lancaster, giungiamo alla conclusione che una scoperta fondamentale, che avrebbe potuto cambiare la storia della teoria economica e addirittura impedire il processo di globalizzazione, non ha avuto altra diffusione se non all'interno di un ristretto gruppo di economisti dell'ambiente accademico statunitense. Questo ha fatto si che, nell'elaborare i loro piani economici, moltissimi paesi contribuissero ad attuare, in molti casi senza neppure saperlo, una falsa ideologia.Dagli anni Sessanta a oggi, la scuola monetarista e la sua diretta discendente, la scuola delle aspettative razionali di Robert Lucas, ingegnere di formazione e appartenente alla cerchia dell'Università di Chicago, hanno monopolizzato la scena nelle università, nei centri di ricerca e nei mezzi di comunicazione. 

Secondo Lucas, un paese non deve far altro che chiudere in attivo il proprio bilancio preventivo. Se il tasso di disoccupazione sfiora il 20 per cento, non deve fare assolutamente nulla. Se la gente muore letteralmente di fame, non deve fare assolutamente nulla. Un buon ministro dell'economia, secondo tale scuola, non deve far altro che azionare il "pilota automatico" e controllare soltanto che la spesa pubblica venga interamente sostenuta con i soldi dei contribuenti.Il fatto è che, almeno a partire dagli anni Cinquanta, il trattamento riservato alla teoria economica ha dato prova della più totale mancanza non soltanto di professionalità ma anche di scientificità, quasi si trattasse di astrologia o di qualche altra disciplina dai fondamenti oscuri o indimostrabili per via razionale. 

venerdì 12 settembre 2014

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Di Argentino Quintavalle:



In Italia come in molti altri paesi - e non solo nei corsi di laurea, ma anche in quelli postlaurea - gli studiosi non vengono minimamente informati del fatto che il fondamento dell'intera scienza economica è un'ipotesi la cui inesattezza è stata dimostrata nientemeno che per via matematica.Bisognerebbe chiedersi se la globalizzazione così come la conosciamo oggi sarebbe stata ugualmente possibile nel caso in cui le scoperte di Nash avessero avuto la risonanza che meritavano e i mezzi di comunicazione le avessero divulgate o, ancora, se alcuni degli economisti più prestigiosi del mondo, molti dei quali finanziati da università americane che esistono solo grazie a sovvenzioni di grandi aziende private, non le avessero fatte cadere nel dimenticatoio.Un altro elemento fondamentale da prendere in considerazione è che, quasi contemporaneamente a Nash e alle sue scoperte, due economisti, Lipsey e Lancaster, elaboravano il cosiddetto "Teorema del second best". Secondo questo teorema, Lipsey e Lancaster hanno scoperto che è possibile che un paese funzioni meglio con più restrizioni e interventi statali che senza. E, quindi, che potrebbe addirittura essere necessario un forte intervento statale in campo economico perché tutto funzioni meglio.Similmente a quanto è accaduto con la Teoria dei giochi, il Teorema del second best viene a malapena spiegato nelle facoltà di economia. Nonostante le sue implicazioni teoriche siano tutt'altro che trascurabili, generalmente non gli si dedica più di una lezione e, nel giro di una mezz'ora, lo si dà per appreso e si passa a un altro argomento. All'interno dei programmi di insegnamento sembra quasi una "rarità" esotica a cui non si deve dare troppa importanza. 

È un grave errore.

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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA


Di Argentino Quintavalle:



Quale atteggiamento ci potremmo augurare assumessero le menti più brillanti di una determinata scienza se all'improvviso qualcuno dimostrasse matematicamente che lo stesso fondamento di questa scienza è inesatto? Si sarebbe portati a supporre che in questo caso tutti sospenderebbero le indagini che stanno svolgendo, nonché le idee che stanno sviluppando, per ripensare i fondamenti della teoria, ammettendo che in realtà si sapeva molto meno di quanto si ritenesse fino a quel momento. Si inizierebbe così a lavorare per dotare di nuove basi la scienza il cui presupposto fondamentale è sfumato. Sarebbe questa la soluzione più logica, a maggior ragione se si tiene conto del fatto che in campo economico le conseguenze di una data teoria, le strategie che ne possono derivare e le misure prese dai governi e dalle aziende, tutto ciò di fatto influisce sulla ricchezza, sul lavoro e sulla vita quotidiana di milioni di persone. Gli effetti dell'economia sull'umanità intera possono risultare più rilevanti di quelli di altre scienze. Quando si elaborano strategie economiche si ha a che fare, direttamente o indirettamente, con il destino di milioni di persone, cosa che dovrebbe imporre un'attenzione e una prudenza estreme non solo a chi pianifica le politiche economiche, ma anche a chi, rappresentando un'autorità in materia, dispensa consigli e pareri.La scoperta di Nash sulla falsità della teoria di Adam Smith avrebbe quindi dovuto allarmare la comunità degli economisti sparsi per tutto il pianeta. Un atteggiamento scientifico rigoroso di fronte all'accaduto dovrebbe, a rigor di termini, indurre a esercitare una salutare forma di revisionismo. Ciò nonostante, in economia non è avvenuto né avviene nulla di tutto ciò. 

giovedì 11 settembre 2014

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Di Argentino Quintavalle:




Nelle facoltà di economia, nelle università sia pubbliche che private, si continua a insegnare fino all'ultimo anno di corso non solo che Adam Smith è il padre dell'economia, ma anche che la sua ipotesi a proposito dell'individualismo è corretta. Ne deriva che la teoria economica - che dovrebbe costituire una scienza - viene contaminata da una visione ideologica, cosa che fa di essa l'esatto contrario di ciò che dovrebbe essere una scienza. Molti dei professori che quotidianamente spiegano l'economia ai loro allievi non sono neppure al corrente del fatto che più di mezzo secolo fa qualcuno ha scoperto che l'individualismo, lungi dal determinare il maggior livello di benessere possibile all'interno di una società, conduce a una forma di prosperità collettiva e individuale inferiore rispetto a quella che si potrebbe ottenere con metodi alternativi di aiuto reciproco.Come possiamo spiegarci tutto ciò? Com'è possibile che sia un film a metterci al corrente del fatto che il presupposto basilare, fondamentale, della scienza economica è un'ipotesi inesatta? La cosa ancora più sconcertante è che Nash effettuò le sue scoperte agli inizi degli anni Cinquanta, dunque più di mezzo secolo fa, niente meno che a Princeton, e non in qualche luogo sperduto del pianeta, privo di contatti con il resto degli economisti, dei docenti e dei professionisti dell'economia e della finanza.

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Di Argentino Quintavalle:



Prendiamo ad esempio il calcio. Immaginiamo una squadra in cui tutti i giocatori cerchino di brillare di luce propria, di giocare come centravanti e di fare goal. 

Più che compagni di squadra, saranno rivali. Una formazione con queste caratteristiche sarà facile preda di qualsiasi altra squadra che metta in atto una strategia elementare, e cioè che gli undici giocatori collaborino tra loro per sconfiggere l'avversario. Quale squadra credete che vincerà? Anche nel caso in cui la prima disponga dei migliori elementi, è probabile che faccia fiasco e che i membri della seconda formazione si distinguano maggiormente, persino a livello individuale. È precisamente questo, né più né meno, che Nash scopre, in netta contrapposizione alle teorie di Adam Smith, il quale suggerirebbe invece che ogni giocatore "agisca per sé".Tuttavia, nonostante si tratti di un concetto molto elementare, agli economisti non viene insegnato praticamente nulla della Teoria dei giochi; quasi nessuna pubblicazione sull'argomento è stata scritta in altra lingua che non sia l'inglese e, com'è ovvio, quel poco che viene insegnato nei corsi di laurea e postlaurea omette deliberatamente che la Teoria dei giochi rappresenta un sistema più sofisticato e più aderente alla realtà di quanto non lo sia la teoria economica classica. E questa distorsione (che in realtà è una vera e propria manipolazione) si spinge al punto da passare sotto silenzio il fatto che la grande teoria di Smith viene in realtà invalidata dalla falsità della sua ipotesi di fondo, assunto dimostrato appunto da Nash.


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Di Argentino Quintavalle:



Nash scopre che il massimo livello di benessere per una società si manifesta quando ciascuno degli individui che la compongono agisce in vista del proprio interesse senza però perdere di vista quello degli altri membri del gruppo. Egli dimostra come un comportamento mosso dal mero individualismo possa generare all'interno della società una sorta di "legge della giungla", la quale fa sì che tutti i suoi membri finiscano per godere di un benessere inferiore alle loro potenzialità. Con queste premesse, Nash sviluppa le scoperte formulate negli anni Trenta da Morgestern e Von Neumann all'interno della Teoria dei giochi, teorizzando la possibilità di mercati dotati di molteplici livelli di equilibrio che mutano a seconda dell'atteggiamento dei giocatori, dell'eventuale presenza di un'autorità esterna al gioco, del grado maggiore o minore di cooperatività tra i giocatori. In questo modo Nash contribuisce a dar vita a un intero apparato teorico in grado di fornire una descrizione della realtà più attendibile rispetto alla teoria economica classica e di essere applicato indifferentemente in campo economico, politico, diplomatico e geopolitico, al punto da riuscire a spiegare il più cruento dei giochi: la guerra.Tutto questo può sembrare difficile da comprendere. Ma non lo è. 


mercoledì 10 settembre 2014

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Di Argentino Quintavalle:

Si tratta solo di un particolare della scena in cui il protagonista afferma di avere scoperto l’erroneità della tesi che il padre dell’economia, Adam Smith (vedi Lezione 1), formulò nel 1776 nell’opera La ricchezza delle nazioni: secondo questa tesi, che rappresenta il fondamento stesso dell’intera teoria economica moderna, il massimo livello di benessere sociale si ottiene quando ciascun individuo persegue egoisticamente il proprio singolo interesse.
Nella scena successiva del film, il decano dell'Università di Princeton, Mr. Herlinger, assiste sbalordito alle dimostrazioni matematiche attraverso cui Nash espone il proprio ragionamento su Adam Smith, dichiarando che con esse più di un secolo e mezzo di teoria economica viene vanificato.
Quello che colpisce un esperto di economia, è il fatto che queste affermazioni trasposte in un contesto cinematografico siano passate inosservate agli occhi di migliaia.
Ci sono delle subdole manovre in atto per ingannare la gente, degli psicopatici che coprono le più alte cariche di potere e che hanno degli ambiziosi progetti di dominio globale.
«La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza»
George Orwell (1984, capitolo 9)
Quello che segue è tratto dal film A Beautiful Mind, interpretato da Russel Crowe e vincitore del premio Oscar nel 2002.
Il film narra la vita del matematico John Nash, al quale nel 1994 è stato assegnato il premio Nobel per l’economia grazie alle sue scoperte intorno alla cosiddetta "Teoria dei giochi": di economisti. 

Lo spettatore comune, digiuno di studi economici approfonditi, può non sorprendersi sentendo affermare che Adam Smith era in errore nel teorizzare l'individualismo come panacea di ogni forma di società. Ma a un economista serio non possono sfuggire la portata e le effettive conseguenze della confutazione dell'individualismo e della libera competizione come fondamento della teoria economica.


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Creare occupazione attraverso la condivisione


Qualcuno ci scrive dicendo che si sta facendo accademia.In realtà è l’opposto, non è concepibile che l’uomo possa vivere senza lavorare.Una delle affermazioni in tal senso la troviamo nella II epistola di Paolo  Apostolo ai Tessalonicesi 3:10 si legge: “E invero quand’eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppur deve mangiare”.I credenti cristiani non possono pensare di vivere senza lavorare, ma non si può vivere senza mangiare e quindi si deve lavorare.Con il progetto dell’economia condivisa si mira ad una occupazione stabile per tutti ed una relativa adeguata retribuzione.

L’IDEA NON E’ QUELLA DI FARE ACCADEMIA, MA DI DARE UNA RISPOSTA CONCRETA AL MONDO DEL LAVORO PENSANDO AD UNA ECONOMIA EQUA PER TUTTI. QUESTI SONO PRINCIPI BIBLICI.

martedì 9 settembre 2014

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Gruppo multidisciplinare nelle professioni e nei mestieri


Il concetto del gruppo multidisciplinare, sia nelle professioni che nei mestieri, è la costante nell’interagire fra le persone che aderiscono al progetto e lo condividono.I soggetti hanno in comune l’etica e la morale cristiana, ma anche quanto occorre nel processo produttivo; questi interagiscono su scala nazionale.L’amore fraterno non finto è la stella polare dei componenti del gruppo.Senza l’etica e la morale cristiana il progetto della condivisione non ha modo di esistere.

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Praticare i principi biblici di economia


In merito al post di ieri, i lettori hanno scritto: ----------------Già, è da piccoli che si dovrebbe...Politici, imparate prima di insegnare...Parole, parole ma, x i fatti ?!?????
 -------------------Studio teologia ma da autodidatta; non sono uno di quelli che dicono : credo in Dio; io dico : credo in me stesso e  so che c'è Dio.La parabola che citi non ha niente a che vedere con il lavoro in se stesso o con la retribuzione dello stesso;  Gesù l'ha raccontata per spiegare alla gente cosa è il regno dei cieli o se vuoi chiamarlo paradiso e con quella parabola ha soltanto voluto dire che indipendentemente dall'età che si ha quando si trova e si segue Dio, in paradiso saranno trattati tutti allo stesso modo.P.S. Non sono cristiano e non appartengo a nessuna religione. ------------------- Mettere Gesù' come economista, lo trovo un po' estremo e fuorviante... con tutto il rispetto, c'è' qualcuno che ha spiegato meglio e più' approfonditamente il concetto di economia etica e adattata ai ns giorni. 

Lasciamo a ognuno il suo mestiere ;-)Preferisco stare al momento su quello che c'è'  sul futuro remoto, che va cmq costruito ora sono d'accordo, ci sarà' da dibattere certamente, ma è' il presente che va prima liberato...spero che mi capisci ;-)---------------Mi chiedo e chiedo, il mondo cristiano quale tipo di  economia deve praticare?La risposta ai lettori.I principi biblici proiettano l’uomo nell’amore fraterno e quindi alla fraternità; nel campo economico la fraternità come si pratica?


lunedì 8 settembre 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO

ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA

PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA

RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA

Una lettrice scrive:



RIFLESSIONI: Principi economici di Dio:1) Dio è il proprietario di tutto, le persone sono custodi e amministratori delle cose di Dio2) Ogni persona ha diritto alla terra (e/o alle risorse naturali)3) Sistema del Giubileo (la terra non può essere venduta in maniera permanente. Ritorna ai suoi proprietari originali dopo 49 anni. Le proprietà nelle città possono essere vendute permanentemente).4) Applicare un interesse è cosa malvagia (specialmente ai poveri o ai parenti)5) Cancellare i debiti ogni 7 anni6) Commerciare onestamente7 ) Pagare stipendi giusti8 ) Applicare tassazione equa9 ) Essere solidali e generosi con i poveri10) Essere indipendenti – non favorire la dipendenza11) Dare decime e offerte1) Dio è il proprietario di ogni cosa, le persone sono custodi e amministratori delle cose di DioSal.24:1 "All’Eterno appartiene la terra e tutto ciò che è in essa, il mondo e i suoi abitanti".Sal.50:10 "Perché mie sono tutte le bestie della foresta, mio è il bestiame che è per i monti a migliaia".Ag.2:8 "Mio è l’argento e mio è l’oro, dice l’Eterno degli eserciti".Gen.1:28 "E Dio li benedisse; e Dio disse loro: Crescete e moltiplicate e riempite la terra, e rendetevela soggetta, e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra".Perché questo è importante? Poiché Dio ha fatto ogni cosa e tutto il mondo gli appartiene. Tutti gli uomini hanno il diritto naturale di possedere almeno una porzione di terra e/o le risorse di Dio. Ciò fornirà loro un mezzo di sostentamento ed essere economicamente autosufficienti. Bisogna anche dare a ogni persona la possibilità di usare i loro talenti e competenze per il loro pieno potenziale. Nella realtà, molti non possono nemmeno andare a scuola anche se possono essere molto intelligenti. In questa maniera i talenti di milioni si sprecano e gli altri non potranno mai beneficiarne.

domenica 7 settembre 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO


ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICA


PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA


RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA


PRINCIPI ISPIRATORI DEL PROGETTO DELL’ECONOMIA CONDIVISA

 L'etica cristiana come riferimento

 

Il progetto dell’economia condivisa si basa sui principi biblici e quindi dobbiamo parlare di etica cristiana nell’economia.Nel Vangelo di Matteo (cap. 20 versi 1-16) ci viene riportata la parabola dei lavoratori delle diverse ore ove Gesù parla di retribuzione del lavoro.Al verso 8 si legge: “Poi, fattosi sera, il padron della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori e paga loro la mercede, cominciando dagli ultimi fino ai primi”.La cosa che merita una riflessione è che tutti hanno avuto la medesima paga.I pseudo teologi, volutamente non vogliono cogliere il senso pratico del suo contenuto, cercano, in tutti i modi, di non dare risalto alla parte pratica.Il principio cristiano del lavoro e della relativa paga è chiaro e non ha bisogno di altro commento.


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISAPROGETTO DELL’ECONOMIA CONDIVISAUna rete aperta di informazione 

e


formazione



L’economista Kumarappa afferma:”L’economia della condivisione propone  l’autosufficienza, guadagnata col sacrificio del sé o tapasya. “Ciò non significa necessariamente sedersi sui chiodi o trafiggersi le guance. Nella vita di ogni giorno quando lasciamo cadere una voglia o ci assumiamo una limitazione per perseguire il principio della vita, accettiamo il sacrificio” (p. 44).La lettura di Kumarappa in un’epoca così incerta come la presente può dare “speranza e voglia di agire – scrive Altieri – per ripristinare i fondamenti di un’economia della ‘permanenza’ degli uomini sul pianeta terra, senza più violenze nei confronti degli esseri viventi” (p. 10). 

L’urgenza di attivarsi contro la guerra.

L’informazione e la formazione è alla base del progetto dell’economia condivisa, senza una adeguata formazione l’obiettivo non è raggiungibile.


sabato 6 settembre 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
L’ECONOMIA COME STRUMENTO DI CONDIVISIONECi si chiede: come può l’economia essere strumento di condivisione?

 

Segue quanto scrive Joseph C. Kumarappa nel suo libro intitolato “Economia di condivisione – Come uscire dalla crisi mondiale”: Siamo avvolti nell’insicurezza personale, politica, economica, sociale. 

I trattati di pace e gli appelli hanno avuto scarsi effetti quanto alla costruzione di una pace durevole. I semi della guerra e la tensione internazionale sono radicati in gran parte nel campo dell’economia. Se vogliamo affrontare sul serio la guerra dobbiamo studiare l’attuale sistema di produzione, distribuzione e consumo. La guerra è il risultato finale di conflitti che nascono dalla vita quotidiana di ciascuno di noi e di tutti noi.Kumarappa era figlio di indiani cristiani, leggeva la bibbia e voleva vivere la vita secondo il contenuto delle Sacre Scritture, in particolare meditava quanto veniva riportato nei Vangeli.

SIAMO CONVINTI CHE L’ECONOMIA CONDIVISA PUO’ DARE UNA RISPOSTA AI TANTI INTERROGATIVI CHE OGGI PONE LA CRISI MONDIALE.


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISAPERCHE’ LA CONDIVISONE E’ L’ELEMENTO DENTRALE DEL PROGETTO?


Il progetto nasce da considerazioni bibliche e la condivisione la troviamo ovunque nella vita del credente.La condivisione è riferita anche all’economia e come tale ha le basi bibliche che sono anche le basi della fratellanza e del bene comune.Nel Vangelo di Matteo (22:36-40) leggiamo: “(36) Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento? (37) E Gesù disse: Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua. (38) Questo il grande e il primo comandamento. (39) Il secondo, simile ad esso, è: Ama il prossimo come te stesso. (40) Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti.L’estrema sintesi del cristianesimo pratico è concentrata nelle due affermazioni di Gesù.

NON C’E’ AMORE SE NON SI PRATICA LA CONDIVISIONE CHE E’ LA NATURALE ESPRESSIONE DELL’AMORE PER IL PROSSIMO.


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISANOTEdi riferimento di riflessioneesviluppo delle tematiche.



Note- La condivisione come elemento centrale- L'economia come strumento di condivisione- Una rete aperta di informazione e formazione- L'etica cristiana come riferimento- Praticare i principi biblici di economia- Gruppo multidisciplinare nelle professioni e nei mestieri- Creare occupazione attraverso la condivisione- Fondamenti di etica cristiana nella condivisione- Valorizzare e rivalutare risorse e materie prime locali - Condivisione delle risorse e non profitto fine a sé stesso- Operare sulle motivazioni dell'attività imprenditoriale- Sviluppo di un codice deontologico cristiano nelle professioni- Riqualificare e riconvertire attività in crisi- Attività imprenditoriale auto-monitorata- Sviluppo di "filiere corte" di distribuzione- Rivalutare il Km 0 nel rapporto produttore-consumatore- Sviluppo di una scuola di pensiero sull'economia di condivisione.


venerdì 5 settembre 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA

PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA



 Il mondo di fede cristiana spesso non mette in evidenza i principi biblici su cui è basata, dimentica che il cristianesimo è basato sull’amore fraterno non solo predicato ma praticato.Questo porta al naturale comportamento egoistico con tutte le conseguenze che l’egoismo apporta nell’agire umano.Poi ci si meraviglia delle guerre, dei conflitti, del divario tra ricchi e poveri, della povertà morale ed economica.

IL PROGETTO DELL’ECONOMIA CONDIVISA PUO’ DARE UNA RISPOSTA ALLA PROBLEMATICA.

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO

ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA




IL CRISTIANO - L’ECONOMIA CONDIVISA. 
NELLA BIBBIA SI LEGGE:
 “POICHE’ NON V’ERA ALCUN BISOGNOSO FRA LORO” (ATTI 4:34).
“NONDIMENO, NON VI SARA’ ALCUN BISOGNOSO TRA VOI” (DEUTERONOMIO 15:4)

Nei due passaggi biblici si ribadisce il medesimo concetto in tempi  distanziati da millenni.
Questo dimostra che detto pensiero è stabile nei tempi biblici per l’uomo che ama e teme Dio.
Lo stesso pensiero deve essere una guida costante per il cristiano odierno.
Dalle considerazioni di cui sopra scaturisce il progetto DELL’ECONOMIA CONDIVISA.
L’obiettivo è il medesimo, ma per raggiungerlo occorre che nell’uomo vi sia la coscienza del principio della fraternità, il rispetto per il prossimo.
Con questa iniziativa si vuole dare una risposta ai vari bisogni che affliggono questa generazione, in particolare nel mondo del lavoro.
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Grazie, buona giornata anche a te.
L'uomo nella parola di Dio ( la bibbia) ha tutto quello che gli serve per vivere bene, ma pur potendo scegliere il bene non sceglie il bene.
L'uomo che ama Dio ed è' fedele alla parola di Dio è completo in se, non ha bisogno di regole umane, tratta le cose e le persone come creature di Dio perché ' il suo unico scopo è piacere a Dio...purtroppo se nel mondo c'è tanta fame e tanta sofferenza è perché la maggioranza dell'umanità non ama e non conosce Dio. 
Dio ti benedica

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA

PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA

Una lettrice scrive: 


speriamo che le vostre non siano solo parole.
Il timore è legittimo.
In questo caso i contadini sono maestri con il loro modo di pensare.
Prima pensano a procurarsi il campo, poi provvedono ad arare la terra, quindi a seminare e concimare.
La stagione termina con il raccolto, loro partecipano direttamente al processo produttivo.
Non aspettano che gli altri facciano qualcosa per la buona raccolta, si preoccupano in prima persona.

PER UNA ECONOMIA CONDIVISA E' FONDAMENTALE L'INTERVENTO DIRETTO; LA PARTECIPAZIONE E LA CONDIVISIONE E' A 360° 
NON SOLO PAROLE MA FATTI CONCRETI PER IL BENE COMUNE

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDECONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA


ECONOMIA CONDIVISA – BONTA’ – VERITA’Proverbi 3:1-3. (1) Figliuol mio, non dimenticare il mio insegnamento, e il tuo cuore osservi i miei comandamenti, (2) perché ti procureranno lunghi giorni, anni di vita e di prosperità. (3) Bontà e verità non ti abbandonino; legatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore; …Spesso si parla di trasparenza, ma cosa è la trasparenza?Non occultare la verità è trasparenza, il cristiano deve agire in verità è bontà.La verità e la bontà sono elementi essenziali nel progetto DELL’ECONOMIA CONDIVISA.-----------------------------FRATELLANZA – DIRITTO PUBBLICO – BENE COMUNE
ISAIA 1:17. Imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate ragione all’orfano, difendete la causa della vedova.Gesù disse: voi tutti siete fratelli.Il concetto della fratellanza e del bene comune risale a circa III secoli a.C. dove alcuni studiosi della Vecchio Testamento hanno ravvisato la necessità di creare una comunità in cui si prativa la condivisione del bene comune.In quella comunità vi era la partecipazione diretta dell’individuo nella produzione e ripartizione del bene.Il diritto pubblico s’ispira ai principi della fratellanza e del bene comune.NEL PROGETTO DELL’ECONOMIA CONDIVISA DETTI PRINCIPI SONO FONDAMENTALI.


giovedì 4 settembre 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSOECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE - CONDIVISIONE BIBLICAPROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISARIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISACONVERSAZIONE CON UN LETTORE



Pace fratello.
Sono lieto di poter dialogare con te.
Vedo che sei una persona sensibile.
Vorrei un tuo commento critico sul contenuto del blog.
http://economia-condivisa.blogspot.it/
Paolo dice: chi non lavora non deve neanche mangiare.
Cosa pensi della citata affermazione di Paolo?

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Ma il lavoro bisogna anche trovarlo..procurarlo..se il governo non li aiuta noi già facciamo quello che possiamo ma manca un concreto impegno..che ognuno di noi (società) civile. .dia una parte maggiore dei suoi beni..non per Aiutare chi già sta bene come sta capitando spesso. .ma a chi ne ha veramente bisogno..Per altro aggiungo realizzare fabbriche. .studiare di realizzare lavori..ci sono tutte queste campagne abbandonate..che si potrebbero coltivare..fare fattorie di animali per loro stessi. .quindi secondo me manca la base per costruire il futuro. .per queste persone...non tutti possono essere professori o pescatori adattarsi..fin quanto è possibile. .comunque. .sono anch'io lieto di conoscerti. .a risentirci. .pace del Signore. .

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Il punto è trovare il lavoro.Per me il punto è trovare la concordia!Nella  chiesa primitiva aveva un solo cuore ed una sola mente-Questo è il punto.Poi il lavoro lo facciamo spuntare.Lo facciamo sorgere.Su tutto il territorio italiano.Trovami 10 disoccupati concordi a lavorare e vedrai che il lavoro si trova.Avere un solo cuore ed una sola mente.Questo è il proposito del blog.Non facciamo riferimento ad alcuna denominazione, ma ai credenti (convertiti a Cristo e non alla denominazione)Nel blog. non si parla di denominazioni ma di cristiani.

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Appunto sei più completo e piu ' indicato per discutere questi argomenti importanti. .avremo modo di di sentirci. .certo io mi riferisco solo ai cristiani. .certo. .a presto vado al lavoro. .pace. del Signore.


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RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA

 

Genesi 29:15. Poi Labano disse a Giacobbe: Perché sei mio parente dovrai tu servirmi per nulla? Dimmi quale dev'essere il tuo salario.

Qui vediamo come il corrispettivo del servizio reso ad altrui veniva retribuito.
La particolarità sta nel fatto che il servito chiede al servo quale dovrà essere il salario per il servizio reso.
Il servizio reso per nulla non era concepibile, anche se vi era in mezzo la parentela.
L'accordo iniziale previene la conflittualità; il rapporto fraterno nel mondo dell'economia deve essere la costante nel mondo cristiano.

L'AMORE FRATERNO ANCHE NELL'ECONOMIA E' UNO DEI PILASTRI DEL NOSTRO PROGETTO NELLA CONDIVISIONE DEL BENE COMUNE.

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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Un lettore scrive:




Perché non facciamo qualche cosa in più con piu criterio.
Tutte le varie religioni..governo ecc..e fare vedere delle immagini diverse..il Signore ci dia maggiore intendimento e discernimento. ..

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Concordo.Fai una proposta operativa!

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La mia proposta non può essere accettabile. .perché sai benissimo che se non siamo convertiti.. non succede niente di buono..e non posso esprimermi piu di tanto. .ma tu ho visto che sei abbastanza intelligente e capisci..ma comunque ne parlerò col pastore della mia comunità. .essendo nel direttivo adi..comunque grazie mi hai dato un'idea. .nuova pace del Signore. .

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Grazie veramente per l'esauriente commento. .certo io so che le nostre comunità cristiane. Si impegnano. .e certo non era rivolto il mio..problema a noi..col massimo rispetto. .ma..a chi collabora...male..vedere queste cose mi fa male...ma da soli..non si fa' molto. .queste assocoazioni non bastano a migliorare la vita di questi cari sfortunati. ..non voglio mostrarmi migliore o più bravo di nessuno per carità. .sto ' male a vedere queste situazioni..quando c'è la possibilità di partecipare partecipo..sia spiritualmente che fisicamente..ma purtroppo ancora si deve fare molto di più. ..il Signore ci guidi e ci aiuti. .ed a te grazie per tutto

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Perché non può essere accettata?
Noi dobbiamo dialogare ed agire con i convertiti.
E' un appello ai convertiti.
Noi in prima linea.
Aspetto una tua proposta operativa.
I primi capitoli degli Atti sono illuminanti.


L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

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L’UOMO DEVE LAVORARE E CURARE LA NATURA CHE E’ UN BENE COMUNE.

GENESI 2:15, L'Eterno Iddio prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino d'Eden perché lo lavorasse 
lo custodisse.
Fin dalla creazione l'uomo doveva lavorare e custodire la natura; il lavoro quale mezzo di sostentamento per 
la propria vita.
Il lavoro deve essere la costante per l'uomo, chi non lavora non deve neanche mangiare.
Deve essere anche curare e custodire il giardino per goderne dei frutti il per il benessere collettivo.
Anche la nostra Costituzione pone il lavoro alla base della vita dell'individuo.
Alcuni pseudo teologi, invece, teorizzano tutto per battere cassa e non si preoccupano del lavoro per se e 
per gli altri.
IL PROGETTO DELL'ECONOMIA CRISTIANA - CONDIVISA SI BASA SUL LAVORO E SI FA 
CARICO PERCHE' TUTTI POSSANO LAVORARE ED AVERE UNA EQUA RICOMPENSA.