lunedì 30 giugno 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Una lettrice scrive:



1. Devi pensare che il prossimo ha diritto di avere da te lume, aiuto e conforto, come un figlio da sua madre.
 E’ questo un diritto concesso a lui dal tuo stato d’amore.
La sposa infatti ha il diritto, oltre che il dovere, di tutelare e difendere gli interessi dello sposo: e gli interessi dello Sposo tuo Gesù sono la conquista delle anime.
2. Devi sentirti madre del prossimo debole e sofferente: per cui devi avere per lui amore generoso, che ti spinga a dare il sangue per la sua anima.
Potendolo, lo aiuterai nei suoi bisogni, lo difenderai dalle male lingue, lo consolerai nelle sue afflizioni.
Una difesa ed un aiuto, potendolo, darai  generosamente.
3. Devi essere sorella del tuo prossimo, perché è parte come te del Corpo di Gesù.
E come sorella avrai per lui una carità paziente, che lo sappia compatire e sopportare nei suoi difetti; che lo possa illuminare nei suoi dubbi; istruire nella sua ignoranza; aiutare nella ricerca della pace, della fede, dell’amore, che unisce a Dio e solleva a lui con gioia il cuore e lo spirito.
4. Devi farti serva del tuo prossimo a somiglianza  di Gesù, venuto al mondo per servire gli uomini di buona volontà, per il raggiungimento della felicità eterna.
 E quindi con dolcezza ti presterai a soccorrerlo anche nelle sue necessità materiali, per conquistarlo al tuo Diletto.
 Se offesa, imita Gesù quando prese lo schiaffo, poi quando si mantenne in assoluto silenzio. 
Buone figliole, vi dico subito che i desideri di Gesù sono gli stessi desideri del nostro prossimo, naturalmente quelli buoni e possibili.
 Per cui dobbiamo tenere per certo che Gesù desidera da noi quello stesso che da noi desidera il nostro prossimo.
Quindi se questi desidera un sorriso, una delicatezza, una soddisfazione qualunque ed un qualunque favore, piacere, che si possono concedere facilmente e senza offesa di Dio, noi dobbiamo esser certi che è lo stesso Gesù a desiderare quelle cose, per cui, se noi facciamo finta di non accorgercene o se noi siamo duri a concederli, siamo anche certi di aver fatto quella finzione a Gesù stesso e di aver negato a lui stesso le piccole gioie così richiesteci.
Ed allora che varrebbero le nostre preghiere, tutte le nostre meditazioni e tutti i nostri sacrifici?

 Ma forse che sono false le parole di Gesù: “Quello che avete fatto agli altri l’avete fatto a me?. 

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