domenica 29 giugno 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Una lettrice scrive:

I due discepoli di Emmaus erano terribilmente delusi e si sentivano falliti.
Avevano così tanto sperato e invece tutto si era infranto, tutto sembrava nient'altro che un'illusione.
La loro storia, i loro progetti, i loro sogni sembravano compromessi per sempre e definitivamente.
Gli apostoli avevano dato tutto per Gesù, avevano lasciato lavoro, case, famiglia, moglie, figli, tutte le loro certezze: possiamo capire che delusione immensa dev'essere stata la sua morte.
Per loro era veramente la fine del mondo.
Ma incredibilmente è proprio nel fallimento di tutto ciò che avevano costruito, è proprio all'interno della loro delusione che incontrano Gesù.
Quando mi succede qualcosa e mi sembra la fine del mondo in realtà è la fine di un mondo ma non del mondo.
Quando mi sembra di aver fallito è solo il fallimento di un modo di percepirmi, di pensare e di vivere, non sono io il fallito.
I discepoli di Emmaus incontrano Dio proprio nel bel mezzo della loro delusione e del loro fallimento.
I Romani dicevano: "Vae victis (guai ai vinti)".
Nessuno vorrebbe essere un perdente; nessuno vorrebbe ammettere di aver sbagliato; nessuno vorrebbe accettare una sconfitta.
A volte le persone continuano a rifare gli stessi errori perché non vogliono accettare di essersi sbagliati e di aver fallito.
Ma Dio lo incontri spesso proprio nei tuoi fallimenti e nelle tue sconfitte.
Perché quando abbatti i tuoi muri di orgoglio, le tue rigidità e la tua apparente sicurezza allora Lui può entrare.
Fai esperienza vera e profonda di Dio proprio quando nel tuo totale fallimento, quando cioè non c'è più nessuna ricompensa in termini di stima degli altri, del lavoro che hai, del buon nome, dell'onorabilità, puoi sentire che il suo amore si fa vicino non per quello che hai da mostrargli, ma semplicemente perché sei tu.
Allora puoi sentire che Lui ti ama solo perché ti chiami con il tuo nome e per nient'altro.
Allora lo senti per davvero; allora conosci Dio. Rahner diceva: "Incontri Dio più nelle tue sconfitte che nelle tue vittorie".
Sai quant'è il buono il pane solo quando hai fame; sai chi è Dio solo quando tu non basti più a te.
Ogni volta che fallisco allora mi devo chiedere: "Che cosa mi sta dicendo Dio?
Che cosa devo imparare?
Che cosa non ho imparato finora e che la vita ora mi costringe ad imparare?
Non bisognava che tutto questo mi accadesse perché ne ricevessi un bene?
Non bisognava che io provassi questo dolore affinché mi liberassi da tante illusioni? Non era necessario questo "tonfo" affinché io mi mettessi sulla strada del cambiamento?
Non è lo stesso Dio che ti sta guidando in tutto questo?".
Quando Gesù si avvicina li fa parlare di tutta la tristezza, il malessere, il disagio che hanno dentro.
Noi abbiamo bisogno di "tirare fuori" il nostro male, il nostro dolore e tutto ciò che ci opprime.
Il dolore è come un veleno: se non lo sputi fuori ti uccide.
Noi abbiamo bisogno di "tirare fuori" le nostre gioie, le nostre speranze, la nostra vita, perché prenda forma, perché circoli, perché viva, perché si espanda.

Noi abbiamo bisogno di raccontare le nostre esperienze, il nostro profondo perché raccontando lo facciamo esistere.

Nessun commento:

Posta un commento