lunedì 4 agosto 2014

L’ECONOMIA CONDIVISA– L’ECONOMIA CRISTIANA - BIBLICA.

MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO


ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE


CONDIVISIONE BIBLICA


PROCESSO CULTURALE SULL’ECONOMIA CONDIVISA


RIFLESSIONI NECESSARIE PER CAPIRE I PRINCIPI 

DELL’ECONOMIA CONDIVISA


Un lettore scrive:
 
Karl Marx

Oggi iniziamo Karl Marx (1818-1883), le cui teorie ispireranno le rivoluzioni sovietica e cinese e la realizzazione dei sistemi socialisti che hanno caratterizzato l’organizzazione economica e politica, oltre che di queste due potenze, di numerosi altri loro Paesi satellite. La prima cosa da sapere è che Marx non era un rivoluzionario come spesso si crede, non andava in giro a sbandierare una bandiera rossa tanto per intenderci. Era un fior di economista, un grande studioso, che poi fu preso a modello ideologico da milioni di esseri umani in tempi successivi. Questo è importante perché i suoi detrattori dicono che era un comunista sovversivo e stalinista. Invece era uno scienziato dell’economia, le cui idee si è liberi di non condividere, ma era tutt’altro che una persona senza cervello.Un’altra cosa da sapere: Adam Smith, Robert Malthus, David Ricardo e Karl Marx furono i grandi nomi dell’economia cosiddetta Classica. Questo è importante perché poi ci sarà un contro-movimento a questi Classici, soprattutto a Marx, che prenderà il nome di economia Neo-classica, e sono quelli che arrivano fino a oggi con le loro idee distruttive per la gente.Marx arriva sulla scena intorno al 1860 come importante pensatore, e formula la sua teoria del valore del lavoro. Cosa significa? Gli economisti si erano sempre arrovellati attorno alla domanda "ma chi produce la ricchezza?" e ovviamente ai tempi dei Re e dei nobili la risposta era "i Re e i nobili parassiti", per forza, perché agli studiosi di allora non passava minimamente per la testa che il popolo avesse una qualche funzione se non quella animale. Marx fu il primo a guardare alla questione con intelligenza e rispose così: "La ricchezza la crea solo i lavoratori, che passano la vita a lavorare, e l’unico motivo per cui essa è nelle mani dei Re e nobili è perché questi se la rubano con la forza e li sfruttano". Marx ritiene che in un sistema economico capitalistico il profitto nasca dallo sfruttamento dei lavoratori da parte di chi possiede il capitale.Argentino Quintavalle


1 commento:

  1. A me piacciono gli economisti inglesi, in quanto a Marx forse è stato travisato ma l'origine dal suo pensiero va ricondotta al pensiero post hegeliano, sicuramente Marx non è un liberale così come non lo era Hegel: il campione dell'idealismo, quello per cui ad esempio l'individuo era in funzione del gruppo secondo le sue varie evoluzioni o denominazioni quindi famiglia, stato ecc. Il pensiero hegeliano ha fatto strada sia sul lato sinistro con Marx che su quello destro da cui per successivi passaggi si giunse al Nazismo che nell'arco di soli 12 anni fra il 1933 ed il 1945 ha fatto gli stessi danni che il Comunismo ha fatto fra il 1917 ed il 1989 al momento della caduta del muro di Berlino e le conseguenze di entrambe le ideologie si pagano ancora. Il pensiero liberale è nato molto prima ed il suo atto ufficiale di nascita può essere considerato il 1225 quando Enrico III re d'Inghilterra promulgò la Magna Charta Libertatum che i commercianti di Londra erano riusciti ad ottenere a seguito di lotte mentre nel Continente c'era il servaggio feudale.L'Inghilterra si dimostrò sempre altro rispetto all'Europa continentale perché quando giunse la Riforma protestante trovò un terreno favorevole perché si sviluppasse, fu accolta nella versione calvinista come anche in Olanda e guarda caso proprio il paese degli Orange fu il peggiore dei nemici tanto per la Francia di Luigi XIV quanto per la Spagna degli Asburgo e poi dei Borboni. É difficile capire il pensiero liberale se non si considera il suo legame con la Riforma protestante perché i Riformatori volendo che tutti potessero commentare direttamente la Bibbia incentivarono dove possibile la scolarizzazione e quindi a prescindere dal fatto religioso si formò una società almeno alfabetizzata che quindi ebbe le basi per diventare colta e quindi evoluta. Per ciò nel mondo anglosassone il pensiero marxiano in genere non fece proseliti e fu anzi visto con sospetto e la Storia lo evidenzia senza equivoci. Il pensiero marxiano ha attecchito in una società incolta e sottoposta al dogmatismo religioso com'era quella dell'Europa continentale al punto che la Russia post zarista ne divenne l'emblema. Se nel mondo anglosassone partendo dalla Riforma protestante si formò una società colta ed evoluta, in Italia dove la Riforma fu fatta annegare nel sangue sparso dall'inquisizione per poter vedere una legge che disciplinasse l'istruzione obbligatoria si dovette arrivare grosso modo al 1866 e questo ritardo per molti aspetti si paga ancora. Il pensiero liberale in Italia a differenza di quello marxiano è rimasto elitario perché l'individuo è sempre stato guardato con sospetto come se fosse considerato pericoloso, l'Italia per ciò è il paese che ha avuto il più forte partito comunista dell'Occidente; che soffre della peggiore pressione fiscale del mondo e che soprattutto continua a privilegiare l'impiego pubblico in danno dell'iniziativa privata guardata con sospetto e per ciò oberata ditasse e la classe politica certo non eccelle così come il sistema dell'informazione per alcuni aspetti sovietico e per altri goebbelsiano, se poi si considera la classe insegnante che è di formazione sovietico-gentiliana è facile arrivare alla conclusione che in Italia non ci sarà mai una rivoluzione liberale perché un liberale non può prescindere dall'assunto einaudiano che recita: " conoscere per deliberale". É quindi la conoscenza la fonte della libertà.

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