MISERIA - POVERTA’ – RICCHEZZA – LUSSO
ECONOMIA – TEOLOGIA – RELIGIONE – FEDE
CONDIVISIONE BIBLICA
PROCESSO CULTURALE
SULL’ECONOMIA CONDIVISA
RIFLESSIONI NECESSARIE
PER CAPIRE I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CONDIVISA
Una lettrice scrive:
Povertà e condivisione/1
Quale deve essere oggi, alla
luce del vangelo, il rapporto con i beni economici?
La povertà evangelica non si
esaurisce nel suo aspetto economico e sociale, ma evoca una dimensione più
alta, quella dell’apertura e della fiducia in Dio, cioè la dimensione di fede.
E' necessario partire dalla
rilevanza dell’aspetto socio-economico della povertà; in negativo si potrebbe
dire che la povertà non è rifiuto del possesso dei beni.
Non lo è perché il
cristianesimo non guarda con sospetto ai beni in se stessi, come fossero
qualcosa di cattivo; i beni della terra sono frutto della creazione, sono dono
di Dio all’umanità.
A tutta l’umanità, non solo
a pochi: come diceva S. Ambrogio, se accumuliamo troppi beni e vediamo il
povero in condizioni di miseria, non dobbiamo per gratuita disponibilità
interiore fargli omaggio di ciò che ci avanza, ma semplicemente gli dobbiamo
restituire ciò che gli abbiamo indebitamente sottratto; la terra è di tutti,
non solo dei ricchi.
La povertà non è rifiuto dei
beni economici, che vengono dati da Dio perché l’uomo li sfrutti per soddisfare
attraverso di essi i propri bisogni e le proprie esigenze di crescita.
Non è però neppure possesso,
nel senso esclusivo e totalizzante,
perché il possesso dilatato genera sperperazione ed ingiustizie, dipendenza dalle ricchezze.
Povertà è dunque
partecipazione, condivisione di beni, in quanto è finalizzata alla comunione
tra le persone; i beni sono di tutti, secondo il principio della loro
destinazione universale, che la chiesa richiamava già nel periodo patristico:
ogni volta che ci si appropria di qualche bene della terra bisogna chiedersi
quanto ciò sia giusto non solo rispetto alla soddisfazione dei nostri bisogni,
ma anche nel rispetto dei bisogni di tutti gli altri.
Fiorella Patriarca
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